“Date un senso a tutto quello che fate e non mollate mai se inseguite un sogno o un risultato”, ha sollecitato don Luigi Ciotti, incontrando i giovani e in serata famiglie e comunità
Primiero (Trento) – E’ arrivato all’oratorio di Pieve, poco prima dell’incontro con i giovani, don Luigi Ciotti. Accompagnato dai parroci di Primiero Vanoi e da una scorta che con grande discrezione lo segue in ogni suo viaggio. Incontra i ‘cresimandi’ in un oratorio gremito, stringe le mani e saluta tutti.
“Date un significato alla vostra vita – sollecita subito don Ciotti – non smettete mai di combattere se inseguite un sogno o un traguardo positivo”.
Ricorda le sue origini nel Cadore, le Dolomiti e i suoi primi anni a Torino, quell’incontro sulla panchina con un uomo che indossava tre cappotti e leggeva molti libri. Ma non parlava, finchè un giorno tutto cambiò.
“Quella panca era la sua casa – spiega ai giovani don Luigi – e quell’uomo era un medico travolto dalla vita, ma che mi ha insegnato tanto, cambiando completamente la mia. In quegli anni studiavo per un diploma di telefonia e telegrafia, poi la mia strada prese un’altra direzione”.
Don Ciotti parla in modo schietto ai giovani e ricorda loro che nel mondo ci sono oggi 50 guerre in atto, di cui nessuno parla.
Parla di ecomafie, di Lampedusa dove si reca spesso per incontrare pescatori e abitanti, ma anche di emergenza ambientale, di famiglia e di piccole cose.
“Sono proprio le piccole cose – conclude don Ciotti – che fanno grande la vostra vita. Non puoi amare Dio se non ami il prossimo, non dimenticatelo mai”.
Il prete che combatte le “mafie”
Una voce fuori dal coro, un uomo di grande coraggio, nato nel Bellunese e trasferitosi con la famiglia a Torino, divenuto famoso in tutta Italia per le sue battaglie per la legalità.
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Chi è don Ciotti
Don Pio Luigi Ciotti (Pieve di Cadore, 10 settembre 1945) è un presbitero e attivista italiano, ispiratore e fondatore dapprima del Gruppo Abele, come aiuto ai tossicodipendenti e altre varie dipendenze, quindi dell’Associazione Libera contro i soprusi delle mafie in tutta Italia. La famiglia tuttavia, in cerca di lavoro, si trasferì a Torino nel 1950, dove vissero nelle baracche dei cantieri operai per la costruzione del nascente Politecnico di Corso Duca degli Abruzzi, nel quartiere Crocetta.
Finite le scuole dell’obbligo, prese poi un diploma da radiotecnico e, nel frattempo, frequentò assiduamente i gruppi parrocchiali della Crocetta. Insieme a loro, nel 1965 fondò un gruppo chiamato Gioventù, con l’obiettivo di aiutare i disadattati e i drogati per strada.
Il Gruppo Abele
Nel secondo decennio degli anni sessanta il gruppo Gioventù si allargò, coinvolgendo anche animatori ed educatori sociali della città e, nel 1971, nacque il mensile Animazione Sociale. Fra le sue prime attività, un progetto educativo negli istituti di pena minorili e la nascita di alcune comunità per adolescenti alternative al carcere. L’interesse di Luigi Ciotti per gli ultimi attirò l’attenzione ed il sostegno del cardinale torinese Michele Pellegrino, noto per le sue attività pastorali dedicate agli emarginati.
Luigi Ciotti entrò in seminario a Rivoli (TO) dove, nel novembre del 1972, venne ordinato sacerdote dallo stesso Pellegrino che, come parrocchia, gli affidò la strada, luogo – specifica – non di insegnamento ma di apprendimento e incontro con le domande e i bisogni più profondi della gente. Proprio sulla strada, nel 1973, il Gruppo inaugurò il “Centro Droga” di Via Verdi, 53, adiacente a Palazzo Nuovo, chiamato il Molo 53, un luogo di accoglienza e ascolto per giovani con problemi di tossicodipendenza. Fu un’esperienza allora unica e pioneristica in Italia, a cui seguì l’apertura di alcune altre comunità di recupero, comprese alcune dello stesso Gruppo di Don Ciotti nei decenni successivi (ad esempio, la Certosa 1515 di Avigliana o l’Oasi di Cavoretto).
Nel 1974, Don Ciotti riuscì ad aprire un centro di ascolto per tossicodipendenti riqualificando un cascinale presso il paese di Murisengo, in provincia di Alessandria, e rinominandolo Cascina Abele, da cui nascerà, da lì a poco, anche il nome dell’associazione onlus “Gruppo Abele”.
All’accoglienza delle persone in difficoltà, l’Associazione cominciò ad affiancare l’impegno culturale – con un centro studi, una casa editrice e l’“Università della strada” – e, in senso lato, “politico” – con mobilitazioni come quella che nel 1975 portò alla prima legge italiana non repressiva sull’uso di droghe, la 685 – per costruire diritti e giustizia sociale. A partire dal 1979 il Gruppo si aprì anche alla cooperazione internazionale, con un primo progetto in Vietnam, a cui ne seguiranno altri in Sud America e Costa d’Avorio, quest’ultimo tuttora in corso.
Il Gruppo Abele si allargò negli anni anche ad altre sedi nella stessa città di Torino, come la storica sede editoriale di via Giolitti, 21 (davanti a Piazzale Valdo Fusi), oppure le sedi di via Melchiorre Gioia, di via Leoncavallo, fino all’attuale sede in Corso Trapani. Convinto che solo il “noi” possa essere protagonista di un vero cambiamento sociale, nel 1982 don Ciotti contribuì alla nascita del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA), presiedendolo per dieci anni, e nel 1986 partecipò alla fondazione della Lega italiana per la lotta contro l’AIDS (LILA) per la difesa dei diritti delle persone sieropositive, della quale pure sarà presidente.
Attualmente, il Gruppo Abele non si occupa solo di droga, ma sviluppa proposte per affrontare il disagio sociale nel modo più ampio possibile. Dai servizi a bassa soglia alle comunità, dagli spazi di ascolto all’attenzione per le varie forme di dipendenza – nuove droghe, alcool, gioco d’azzardo, “consumi” in senso lato – dall’aiuto alle vittime di tratta e alle donne prostituite – con l’unità di strada, il numero verde, il supporto legale – alle iniziative per l’integrazione delle persone migranti, come l’“educativa di strada” per gli adolescenti stranieri. E ancora attività di ricerca, una biblioteca, riviste tematiche, e percorsi educativi rivolti a giovani, operatori sociali e famiglie; come pure l’attività di mediazione dei conflitti e sostegno alle vittime di reato. Infine, un consorzio di cooperative sociali per dare lavoro a persone con percorsi difficili, eredità delle botteghe e dei laboratori professionali aperti già negli anni settanta.
L’associazione “Libera”
Negli anni novanta, l’impegno di don Ciotti si allargò al contrasto alla criminalità organizzata. Dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio dell’estate del 1992, fondò il mensile Narcomafie – di cui sarà a lungo direttore e, nel 1995, il coordinamento di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, oggi punto di riferimento per oltre 1 600 organizzazioni nazionali e internazionali (fra cui diverse sigle del mondo dell’associazionismo, della scuola, della cooperazione e del sindacato). Nel 1996 Libera promosse la raccolta di oltre un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati, e nel 2010 una seconda grande campagna nazionale contro la corruzione.
Obiettivo di Libera fu – ed è tuttora – quello di alimentare quel cambiamento etico, sociale e culturale necessario per spezzare alla radice i fenomeni mafiosi e ogni forma d’ingiustizia, illegalità e malaffare. A questo servono i percorsi educativi in collaborazione con 4.500 scuole e numerose facoltà universitarie; le cooperative sociali sui beni confiscati con i loro prodotti dal gusto di legalità e responsabilità; il sostegno concreto ai familiari delle vittime e la mobilitazione annuale del 21 marzo dal titolo “Giornata della memoria e dell’impegno”; l’investimento sulla ricerca e l’informazione, attraverso l’Osservatorio “LiberaInformazione”; l’attenzione alla dimensione internazionale, con la rete di Flare – freedom, legality and rights in Europe.
Nel gennaio 2013 le associazioni presiedute da don Ciotti (Libera e Gruppo Abele, appunto) avviarono la campagna online di “Riparte il futuro”, che ha permesso la modifica dell’articolo 416 ter del codice penale in tema di voto di scambio politico – mafioso il 16 aprile 2014. Il 9 dicembre presenta nella Sala del Parlamento Europeo la piattaforma “Restarting the Future” per il contrasto alla corruzione, proponendo una direttiva contro il whistleblowing, l’istituzione di una Procura europea e del 21 marzo come data europea per i famigliari delle vittime innocenti di tutte le mafie.
Dopo aver presenziato con Papa Francesco alla Giornata della memoria e dell’impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie nel 2014, il 21 marzo 2015 partecipa alla XX Giornata della memoria di Bologna affermando che «la corruzione e le mafie sono due facce della stessa medaglia», in sintonia con il Santo Padre che era in visita al quartiere di Scampia, a Napoli.