L’inaspettata e rapida diffusione del Coronavirus sul territorio italiano ha imposto all’intera popolazione non solo un cambiamento delle abitudini di vita, ma anche una limitazione allo svolgimento delle attività imprenditoriali, determinando così un impatto negativo sull’economia nazionale
NordEst – Con l’entrata in vigore dei Dpcm adottati d’urgenza dal Governo per contenere la diffusione della pandemia, è stata disposta la chiusura temporanea di tutte le attività produttive ritenute non essenziali e strategiche. A ciò si aggiunga l’impossibilità di spostarsi dal proprio domicilio se non per comprovate esigenze di lavoro, situazioni di necessità o, ancora, per motivi di salute.
Tutto ciò non può che avere gravi ripercussioni su tanti settori dell’economia del Paese ed in particolar modo nell’ambito del turismo.
Secondo i dati rilevati da una recente indagine, l’emergenza sanitaria potrebbe determinare la perdita di ben 18 miliardi di euro di spesa turistica: in particolar modo, il 70% di questo importo riguarderebbe soltanto le Regioni Trentino-Alto Adige, Lombardia, Veneto, Lazio ed infine Emilia-Romagna e Toscana.
Nei prossimi mesi saranno inevitabili forti cambiamenti nella gestione delle suddette attività, dal momento che la ripartenza sarà condizionata all’adozione di peculiari misure di sicurezza, fra cui l’uso del termoscanner e l’impiego ricorrente di strumenti di igienizzazione.
Anche perché, contrariamente a quanto possa pensarsi, il turismo non abbraccia solo l’ambito alberghiero, ma si estende indirettamente ed a solo titolo esemplificativo ai trasporti, alla ristorazione, all’autotrasporto necessario per i rifornimenti ed anche al settore della manutenzione e del commercio vero e proprio.
Pertanto, accendere il turismo significa inevitabilmente azionare l’intera filiera economica italiana.
Per cercare di risollevare la spiacevole situazione, anche in Trentino-Alto Adige sono state adottate una serie di misure non solo in ambito sanitario ma anche finanziario, come ad esempio la legge sui mutui, recante la concessione ai mutuatari della facoltà di proroga per 6 o 12 mesi, o quella sull’accesso al credito a costo zero.
Tuttavia, nel caso in cui un soggetto non sia in possesso dei requisiti previsti dalle nuove misure regionali, una soluzione efficace per poter disporre di nuova liquidità da investire oppure per sanare una debitoria pregressa è costituita dalla cessione del quinto Inps, di cui possono fruire i i pensionati a condizioni agevolate (per ulteriori approfondimenti sulla cessione del quinto Inps: Calcoloprestito.org
I dipendenti pubblici e statali potranno invece fruire dei prestiti Inps ex Inpdap.
Di recente sono stati pubblicati i tassi di riferimento delle cessioni del quinto Inps, aggiornati al secondo trimestre del 2020, suddivisi per classi di importo e, solo nell’ipotesi di cessione del quinto della pensione, anche per età del richiedente.
Per esempio, per un prestito superiore a 15 mila euro ad un pensionato under 59, il tasso soglia è pari al 6,67%, mentre per importi inferiori a tale somma è fissato all’ 8,49%. Diversamente, per una cessione di somme al di sotto dei 15 mila euro ad un pensionato di età compresa tra 70 e 74 anni, il tasso soglia è pari al 10,79%.