Dopo la piena di due mesi fa il fiume è tornato in secca. A Cittadella il consorzio di bonifica del Brenta torna a chiedere l’attivazione del serbatoio del Vanoi. Un’opera, che per il Trentino orientale potrebbe essere oggi – con la strada della Cortella franata – un vero rilancio territoriale. Dite la Vostra, che cosa ne pensate?
NordEst – In tempi di siccità, torna più attuale che mai nella Valle del Vanoi, nel Trentino orientale ai confini con il Veneto, il progetto di realizzazione di un serbatoio idrico che possa sostenere anche le esigenze della pianura veneta.
Sembra impossibile, ma ancora una volta si presentano situazioni climatiche estreme: nel fiume Brenta ormai da alcuni giorni le portate idriche raggiungono in alcune ore valori minimi preoccupanti, intorno ai 15 metri cubi al secondo.
Il bacino del Corlo
“Le portate risalgono (fino a circa 30 metri cubi al secondo) – spiegano i tecnici del Consorzio di bonifica del Brenta – grazie allo svaso del bacino del Corlo operato dall’Enel per produrre energia idroelettrica, ma questo avviene solo nei momenti in cui c’è maggiore richiesta energetica dalla rete elettrica.
Questo costringe il Consorzio a dovere ripartire le estremamente ridotte portate del Brenta a Bassano del Grappa nelle rogge con acque derivate dal fiume. Si noti che in questo periodo ovviamente non si fa irrigazione, i flussi idrici nelle rogge sono dedicati ai vari altri utilizzi che nel territorio rendono l’acqua indispensabile: l’aspetto igienico-sanitario, vista la presenza di numerosi scarichi di attività civili, artigianali e industriali che vengono autorizzati proprio in virtù di un’adeguata presenza d’acqua; per la sopravvivenza della fauna e della flora acquatica e delle siepi che costeggiano i corsi d’acqua.
In particolare, per la fauna ittica, visto che molti canali consortili sono classificati a fini ittici dalle Province; per l’alimentazione degli specchi acquei di contesti di parchi e beni monumentali; per la ricarica della falda; per l’alimentazione di opifici e centrali idroelettriche o di cicli industriali; ecc. Vista la situazione, si è inviata una lettera alle Province e alle competenti Associazioni dei Pescatori per valutare l’eventuale necessità di recuperi ittici nei canali interessati”.
Nessun provvedimento drastico
Per ora si vorrebbero evitare provvedimenti drastici quali la chiusura straordinaria di rogge, che sarebbe impattante ed è già avvenuta negli ultimi tre inverni. Per altro a breve, in primavera, è prevista l’asciutta stagionale dei canali derivati per gli interventi manutentori, e al proposito è già stata organizzata per il mese di gennaio la tradizionale riunione con le Province e i Pescatori per concordare il relativo calendario.
Preoccupa la situazione
La situazione appare preoccupante anche nella prospettiva della prossima stagione irrigua, in cui l’acqua servirà per il mondo agricolo. L’assenza di neve e la scarsa piovosità potrebbero incidere negativamente in questo senso.
Il clima sicuramente sta cambiando, con eventi estremi, dalle alluvioni alla siccità. Solo due mesi fa eravamo a rischio di esondazione e il Brenta aveva raggiunto livelli preoccupanti, il bacino del Corlo era stato completamente riempito e grazie a questa azione moderatrice si erano evitate situazioni che avrebbero potuto creare gravi danni.
“Per la sicurezza idraulica – spiega il Consorzio veneto – il Corlo poi è stato nuovamente svuotato, ma se questo ha dato sicurezza al territorio in termini di possibili piene, non essendosi poi verificate, significa di fatto aver buttato a mare una preziosa riserva d’acqua, che non è detto (vista la attuale siccità) possa riformarsi”.
Torna attuale l’opera sul Vanoi
“Sempre di maggiore attualità, quindi – secondo il Consorzio -, risulta la proposta del Serbatoio del Vanoi, che il nostro Consorzio ha sottoposto all’attenzione delle Autorità ormai da molti anni. Una nuova scorta d’acqua che potrebbe da una parte aumentare la sicurezza idraulica del territorio e dall’altra costituire riserva per i periodi di siccità che sempre più spesso si riscontrano”.
Favorevoli e contrari
Secondo il Consorzio veneto – che negli anni scorsi sollecitò con decisione il progetto -, l’invaso non sarebbe solo utile, ma sostanziale perché questo significherebbe calmierare le acque di quel territorio, invasarle, rilasciarle nei momenti di siccità favorendo una giusta portata del fiume Brenta. Oltre a questo potrebbe produrre energia pulita che andrebbe a servire le popolazioni di Trento e di Belluno, dal momento che l’invaso verrebbe costruito fra le due province.
Una diga sul Vanoi limiterebbe il rilascio delle acque di quel torrente e della valle permettendo in tal modo al Cismon di avere una portata accettabile nel riversarsi sul lago di Arsiè, senza bisogno che la diga del Corlo debba aprire le paratie.
Di diverso avviso era invece nel passato il “Comitato per la difesa del Vanoi e delle acque dolci” sorto alla fine degli anni Novanta con lo scopo di fermare la realizzazione di questo progetto. Numerosi gli argomenti che il comitato stesso portava a giustificazione della presa di posizione.
Ne citiamo solo alcuni: “Ci troveremo davanti – precisavano i promotori del comitato – ad un muro alto come un grattacielo di 40 piani (121 metri di altezza) a chiusa della Val Cortella con 33 milioni di metri cubi d’acqua che sommergono tutto fino a quota 565, estendendosi per circa tre chilometri di lunghezza fino alle porte di Canal San Bovo; paesaggio, storia, tradizioni, cultura di un luogo sarebbero cancellati in un colpo solo; ci sarebbero delle modificazioni climatiche con variazioni delle temperature stagionali, aumento dei fenomeni piovosi e di condensa delle fasce atmosferiche sulle vallate circostanti.
Ma anche il rapporto degli abitanti con il proprio territorio sarebbe irrimediabilmente sconvolto (salute, benessere, armonia con l’ambiente, opportunità turistiche e di svago compromesse su un’area insostituibile; ci sarebbe il peggioramento e la modifica della qualità dell’acqua per la compromessa funzione di diluizione degli inquinanti e della capacità di autodepurazione; vi sarebbero alterazioni di vari ecosistemi, alcuni dei quali peculiari o ormai rarefatti negli ambienti alpini; ci sarebbe la possibilità di catastrofe in una vallata classificata ad alto rischio geologico”.
Dai promotori del comitato contro la diga nel Vanoi – sorto a fine anni ’90 – , venivano evidenziati anche i disagi che quest’opera provocherebbe e cioè: “Dissesto idrogeologico complessivo di una vallata; cancellazione di un’arteria stradale di emergenza (la strada della Val Cortella); scomparsa di uno tra gli ultimi torrenti a corso ancora parzialmente naturale nell’arco alpino; desertificazione nell’area di invaso; probabile compromissione della staticità dei versanti montani per la presenza e la variazione dei livelli della massa d’acqua; rottura dell’ equilibrio geomorfologico; velocizzazione del trasporto a valle degli inquinanti in conseguenza del sistema di artificializzazione e canalizzazione dei deflussi superficiali; conseguenze determinanti e irreparabili per il naturale indispensabile approvvigionamento delle falde idriche a valle”.
Approfondimenti
- Dal Vanoi al Bellunese via Cortella: la sua storia dal 1916
- La strada della Cortella crollata nel 2010 (video)
- Le immagini dal drone della storica strada (drone AS Team)
- Acqua, sicurezza e dighe (QuestoTrentino 7 novembre 1998)
- Verdi del Trentino: “La Diga sul Vanoi non serve” (24 gennaio 2001)
- Il Vanoi e le sue storiche alluvioni (Ecomuseo del Vanoi)
Le ripercussioni a livello climatico e ambientale coinvolgerebbero tutto il territorio, Vanoi sopratutto, ma anche il Primiero, e io credo per via di dighe e bacini artificiali abbiamo giá dato abbastanza!! Ma credo anche che la “guerra per l’acqua” tra pianure e cittá da una parte e valli di montagna dall’altra, stia per iniziare, prepariamo le trincee!
Le ragioni del “Comitato per la difesa del Vanoi e delle acque dolci” erano valide negli anni novanta e sono valide tutt’ora. La nostra valle subirebbe ripercussioni troppo pesanti (soprattutto a livello climatico e ambientale) e la ragione vera dello sbarramento (checché se ne dica sul resto) sarebbe solamente un maggiore sfruttamento economico della pianura afflitta dalla siccità. Ciò non può assolutamente giustificare il coinvolgimento di una vallata che ha nello spopolamento un problema enorme, il consorzio di bonifica del Brenta farebbe bene a farsene una ragione e a trovare soluzioni alternative che non coinvolgano altre zone.