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Nuovi incentivi per giovani, natalità e famiglie: ecco l’innovativo progetto del Trentino

Negli ultimi anni sono diminuite le famiglie con un figlio, mentre sono aumentate le famiglie con 2 figli da 44% a 46,9%. Inoltre, tra il 2020 a 2021 le famiglie con tre figli sono cresciute di 1 punto percentuale attestandosi al 14,6%

 

Trento – “Il lavoro compiuto dal sistema trentino in questi anni ha portato la nostra Provincia ad essere un modello a livello nazionale – ha esordito il presidente Maurizio Fugatti. I numeri che riguardano l’andamento demografico ci pongono al di sopra della media nazionale e questo significa che gli sforzi fatti sono stati significativi. Il calo denatalità è diffuso, ma qui riusciamo a contrastarlo grazie alle politiche frutto dell’autonomia trentina.

Abbiamo costruito una serie di strumenti tra cui l’assegno di natalità, ma poi il Covid ha frenato queste misure e dovremo calibrarlo negli anni a venire. Abbiamo registrato che negli ultimi anni sono diminuite le famiglie con un figlio, mentre sono aumentate le famiglie con 2 figli da 44% a 46,9%. Inoltre, tra il 2020 a 2021 le famiglie con tre figli sono cresciute di 1 punto percentuale attestandosi al 14,6%.

Il mio auspicio – ha proseguito Fugatti – è che questo progetto sia uno strumento per dare loro maggiore indipendenza e sostenerli nell’uscire dalla famiglia di origine. La Dote finanziaria è una misura scaturita dal Piano strategico per la natalità del 2019 per aiutare i giovani a popolare il proprio territorio. Altra misura nuova, inserita nella Legge finanziaria che andremo ad approvare, prevede un incentivo alle famiglie numerose (con 2 o più figli) tramite un sostegno economico di 5.000 euro alla nascita di ciascun figlio. Concludo sottolineando l’impegno di questa Giunta a studiare nuovi incentivi sperimentali per continuare a garantire welfare sociale e benessere familiare”.

L’assessore alle politiche familiari della Provincia autonoma di Trento, Stefania Segnana, ha dichiarato: “il tema è particolarmente sentito soprattutto in questo particolare momento storico e stiamo lavorando come Giunta dal primo anno di insediamento, grazie a strumenti quali il Piano strategico a favore della natalità e delle famiglie del 2019 e la valutazione di impatto socio-economica che hanno avuto le misure contenute nel Libro Bianco sulla qualità di vita dei trentini e sulla natalità: studio condotto dall’ateneo trentino e coordinato dalla prof. Mariangela Franch. Crediamo che investire in politiche sulla natalità – ha proseguito – sia cruciale e indispensabile a tutti i livelli, in primis verso le famiglie e i giovani. La dote finanziaria va nella direzione di dare alle giovani coppie quell’aiuto economico per costituire un nucleo familiare nuovo e uscire dalla famiglia di origine, magari senza attendere di avere stabilità lavorativa e abitativa. Con l’Agenzia per la coesione dal 2019 stiamo sviluppando una serie di azioni di welfare sociale territoriale attraverso il prezioso supporto delle amministrazioni comunali “amiche della famiglia”, dei distretti famiglia e delle aziende certificate Family Audit”.

Sull’importanza strategica delle politiche 18/40 anni per contrastare la denatalità in Italia, ha parlato Alessandro Rosina, docente dell’Università Cattolica di Milano: “Il 2014 abbiamo registrato il record negativo di nascite e poi una decrescita annuale graduale. Le aziende cominciano a risentire della mancanza di giovani che entrano nel mercato del lavoro oltre a criticità dalla previdenza e dal welfare. Diversamente – ha aggiunto – in Trentino emergono palesemente elementi incoraggianti e volontà di continuare a superarsi.

La scelta di avere un figlio è la più impegnativa nei confronti del futuro e non è reversibile come altre scelte/tappe della transizione all’età adulta come il lavoro, l’unione di coppia, l’istruzione. In sintesi voglio evidenziare che avere un figlio è un segnale di fiducia verso la comunità in cui si vive. Il territorio deve dare valore allo sviluppo sociale e dare strumenti ai giovani per aiutarli a costruire una famiglia, seguendo il modello trentino. E concludo osservando che la pandemia ha contribuito a dare maggior incertezza verso il futuro ai giovani, soprattutto negli under 30, ma i dati Istat sono invece contrastanti: i giovani riferiscono di avere, tra gli obiettivi, quello di crearsi una famiglia. La differenza sta nel contesto in cui si vive che deve agevolare questi “sogni”. Le politiche maggiormente di valore sono quelle economiche, ma hanno breve termine, e devono essere integrate da politiche familiari, servizi e welfare.”

In merito alle politiche familiari provinciali e alla Dote finanziaria, è entrato maggiormente nel dettaglio il dirigente generale dell’Agenzia per la coesione sociale della Provincia autonoma di Trento, Luciano Malfer: “nel 2009 si parlava di famiglia e denatalità e nasceva il Libro Bianco con 54 misure ,tra cui il sistema dell’Audit, i marchi famiglia, le certificazioni family, le misure di incentivi alla transizione all’età adulta e ha commentato “L’obiettivo era ed è tuttora di far uscire di casa i giovani: in Italia si esce a 30 anni in media di casa e l’età della madre al primo figlio è 31,3. Inoltre, è da considerare lo spread tra figli desiderati e figli avuti e quindi occorre creare terreno fertile per aiutarli in questa direzione.

Il Piano strategico del 2019 – ha aggiunto – è un corpus di varie ed eterogenee politiche, tra cui interventi economici, conciliazione vita/lavoro, coliving, servizio civile, lavoro estivo. L’ultima misura – ha aggiunto – è la Dote finanziaria per favorire indipendenza dei giovani 18-40 anni per aiutarli ad uscire di casa; il sistema bancario trentino favorirà la concessione del prestito fino a 30.000 euro, senza destinazione della spesa vincolata. Consiste in 15.000 euro al primo figlio e, se nasce un secondo figlio, la pat azzera il debito residuo. La norma sarà prorogata anche nel 2023.Il budget per il 2022 era di 200.000 euro, mentre nel 2023 sarà di 1 milione e mezzo”.

Assente per motivi professionali, Mariangela Franch, docente dell’Università di Trento ha illustrato – tramite video preregistrato – un progetto di ricerca nato in partnership tra l’ateneo e l’Agenzia per la coesione sociale con l’obiettivo di misurare l’impatto delle politiche familiari sulla qualità della vita dei cittadini trentini.

Questi i dati emersi: “Sul versante delle misure a contrasto della denatalità, il numero di figli per donna è superiore alla media italiana e al nord-est. Altro aspetto rilevato è che nel 2021 le coppie con 2 figli erano il 47%, superiore al 44% dell’Alto Adige. Nelle coppie con più di 2 figli, la percentuale in Trentino si è alzata ed ha raggiunto il 14%. Questo significa – ha aggiunto – che le norme messe in campo dalla Pat hanno dato un effetto positivo pur in un quadro di diminuzione generale della denatalità”.

Circa i posti disponibili nei servizi per la prima infanzia: “In Trentino la percentuale di utenti che possono accedere a questi servizi è del 30%, mentre nel nord-est e in Alto Adige è il 20% e in Italia il 15%.” Altro indicatore emerso è la stretta relazione tra la qualità della vita e il livello di scolarizzazione della popolazione: “il tasso di conseguimento del titolo universitario è del 35%, circa 20 punti in più rispetto all’Alto Adige e allineandosi alla media europea”.

Infine, l’indicatore sulla coesione sociale: “Il Sole 24 ore pubblica annualmente una indagine sulla qualità della vita e nel 2021 il Trentino si è posizionato al primo posto nella categoria relativa al welfare sociale, servizi e ambiente. Questo traguardo – ha concluso – è stato raggiunto anche grazie alle politiche familiari (Distretti famiglia, i Comuni family, il Family Audit) che hanno contribuito a sviluppare il benessere sul nostro territorio”.

Redazione:
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