Alla presentazione del Rapporto 2020 della Fondazione NordEst
NordEst – Anche in Trentino – ha sottolineato Fugatti – la pandemia si è fatta sentire in tanti settori e in tante partite economiche. Abbiamo provato a rispondere con le forze della nostra autonomia. Abbiamo messo in campo un progetto che si chiama Riparti Trentino. E’ servito nella prima fase del Covid. Servirà anche nella seconda fase, quando andremo ad aiutare gli interventi che già il Governo farà con il decreto che sta per arrivare.
Credo sia un momento importante anche nei rapporti istituzionali tra i territori, io parlo da una Provincia autonoma, rispetto allo Stato e al Governo. Di fronte ad una pandemia c’è qualcuno che cerca di rimetterli in discussione. Noi crediamo invece che questo non debba accadere. Crediamo anzi che le specificità dei territori, la loro vocazione e le competenze siano stati importanti in questa fase di gestione della pandemia. Certo, dalle iniziative del Governo ci aspettiamo risorse e possibilità importanti.
Il tema del Recovery è centrale. In Trentino siamo già riusciti ad avere dei riconoscimenti sulle partite ferroviarie. Pensiamo all’interramento su Trento e Rovereto, per quello che sarà un grande progetto di collegamento sovraprovinciale, europeo, che è il Tunnel del Brennero. Ma non ci possiamo fermare lì. Le Regioni dovranno dire la loro anche nella ripartizione delle risorse del Recovery. E in questa fase centrale per la ripartenza, i progetti sulla digitalizzazione, sulla trasformazione digitale, sull’idrogeno, che abbiamo messo in campo come Trentino, sulla quantistica, crediamo possano essere progetti innovativi fatti dalle nostre eccellenze nell’ambito dell’utilizzo delle risorse del Recovery. Certo servirà anche inventiva per la ripartenza. Non possiamo pensare che basteranno solo le risorse pubbliche, anche perché di quelle ce ne sono sempre meno, a parte il Recovery.
La capacità di indebitamento dei territori credo che il Governo deve poterla sfruttare in maniera maggiore rispetto a quanto fatto fin’ora. I criteri con cui questo potrà essere fatto dovranno essere cambiati, perché abbiamo bisogno di creare ricchezza. La ricchezza la creiamo con gli investimenti. La ricchezza la creiamo con la capacità di mettere a terra il prima possibile gli investimenti. Di questo i territori devono essere un po’ liberati, devono poter essere un motore centrale. Alla fine, come voi stessi dite, la parte centrale la fanno le persone e soprattutto la faranno le competenze.
La faranno le capacità, del nostro mondo scolastico, del nostro mondo universitario, del nostro mondo della formazione professionale, di creare persone capaci, competitive, competenti; giovani che sappiano guardare al futuro con le giuste professionalità e anche innovazioni. Ecco la parte della formazione credo che sarà centrale, per il mondo scolastico, per il mondo universitario, per fare in modo che i nostri territori possano ripartire nel miglior modo possibile”.
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