Tre classi dell’ITT Guglielmo Marconi di Rovereto, insieme al presidente della Provincia autonoma di Trento, hanno partecipato – per la prima volta in veste istituzionale – alla cerimonia organizzata dal Comune di Trieste nel Giorno del Ricordo alla foiba di Basovizza. Poco prima, la partecipazione silenziosa ad un altro momento solenne, la deposizione delle corone d’alloro davanti alla Foiba di Monrupino, alla presenza di rappresentanti dello Stato e delle amministrazioni locali
- L’intervento del Presidente della Repubblica, Mattarella
- Giorno del Ricordo: il presidente e i ragazzi del Marconi a Basovizza
NordEst – E’ cominciata con il picchetto del Piemonte Cavalleria la cerimonia solenne alla Foiba di Basovizza, sul carso triestino, in occasione del Giorno del ricordo. Davanti alla Foiba è stata esposta una corona di fiori del Senato, rappresentato da Maurizio Gasparri; anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha deposto una corona, e altre istituzioni come la Regione Fvg e il Comune di Trieste.
La cerimonia è particolarmente sentita e, oltre ai tanti gonfaloni presenti e associazioni combattentistiche e d’arma, sono tante le persone comuni e i giovani. Quando è stato intonato l’inno d’Italia in tanti hanno cantato.
Presenti oltre al ministro D’Incà, il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza e diversi parlamentari, tra cui il leader della Lega, Matteo Salvini, la presidente di FdI, Giorgia Meloni, il senatore di FI, Maurizio Gasparri, e gli esponenti dem, Luigi Zanda, Debora Serracchiani e Tatjana Rojc.
Il messaggio del Quirinale
“Una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle Foibe. “Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante”, sottolinea il capo dello Stato, secondo il quale “oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi”.
“Il Giorno del ricordo (istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, ndr) contribuisce – si legge nella dichiarazione di Mattarella – a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.
Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giuliae della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa”.
“Si trattò di una sciagura nazionale – afferma Mattarella – alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità. Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia
nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria.
Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza. Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate.
Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli. In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale”, conclude il capo dello Stato.