NordEst

Giro Padania senza pace

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Seconda tappa, secondo round di contestazioni e di polemiche. Il ‘Giro di Padania’ non riesce a scrollarsi di dosso l’etichetta della politica e anche oggi, fra la Liguria e la Lombardia, la gara ciclistica ufficiale sostenuta dalla Lega Nord ha vissuto momenti di tensione, che hanno oscurato le aspettative dello sport, almeno fino a pochi chilometri dal traguardo di Vigevano.

Dopo che la carovana era partita intorno a mezzogiorno da Loano, i corridori sono infatti stati contestati a Savona da esponenti di Prc, Pd e Cgil, che hanno anche sventolato il tricolore. Per evitare le tensioni, la gara ha subito una deviazione, ma alcuni spintoni ci sono stati comunque, e ciclisti come Ivan Basso e Sasha Modolo (arrivato poi secondo) hanno denunciato di essere stati insultati e presi a sberle, mentre un poliziotto e’ rimasto ferito. Un copione in parte gia’ visto ieri, nella prima tappa di questo primo Giro di Padania ispirato dallo stesso Umberto Bossi, fra Paesana (Cuneo) e Laigueglia (Savona).

Ed e’ probabile, stando agli annunci dei dimostranti, che si ripeta fino alla conclusione della gara, sabato in Veneto. Cio’ che viene contestato al ‘Giro’ e’ che abbia una connotazione politica, non sportiva. Di fatto, pur essendo organizzata da due societa’ ciclistiche indipendenti, la gara si sta celebrando una settimana prima della tre giorni di Bossi sul Po, che inizia per tradizione proprio da Paesana e si spinge verso est. Inoltre c’e’ il controverso riferimento alla Padania (‘non esiste’, recitava uno striscione a 7 chilometri dal traguardo di Vigevano), un concetto maturato nella geografia politica della Lega, che ne ha fatto il collante ideale del suo elettorato al nord.

A Savona il centrosinistra ha, dunque, parlato di una ‘ennesima trovata propagandistica’ leghista in un periodo di difficolta’. Il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, ha chiesto ancora alla Federazione Ciclistica Italiana di revocare l’autorizzazione al Giro di Padania, perche’ ‘non ha consenso’ fra la gente del nord.

A rispondere a quest’ultima richiesta e’ stato direttamente il presidente di Federciclismo, Renato Di Rocco, per il quale ‘non c’erano motivi per non dare il via libera alla richiesta degli organizzatori’. La federazione ha chiesto solo di non esporre simboli di partito. Con le contestazioni, ha pero’ aggiunto Di Rocco, ‘si sta davvero eccedendo, quello che e’ avvenuto oggi non ha niente a che fare con il ciclismo, uno sport del tutto estraneo alla politica e alla violenza’.

Gli stessi ciclisti contestati hanno chiesto di essere rispettati. Amedeo Colombo, presidente dell’associazione professionisti Accpi, ha riferito che ‘i corridori chiedono di poter continuare a svolgere il loro lavoro serenamente, con maggiore sicurezza’. Una preoccupazione che era stata gia’ condivisa dopo i fatti di Savona da Michelino Davico, sottosegretario leghista al ministero dell’Interno e deus ex machina di questo Giro di Padania.

Giro che per la cronaca ha visto oggi Elia Viviani della Liquigas-Cannondale tagliare per primo il traguardo di Vigevano, senza alcuna contestazione, in una cornice di pubblico in cui i cappellini arancioni regalati dallo sponsor hanno prevalso sul verde delle poche bandiere col Sole delle Alpi.

La gara riprendera’ l’8 settembre con la terza tappa da Lonate Pozzolo (Varese) a Salsomaggiore (Parma). Il 9 si raggiungera’ il Trentino e sabato la tappa finale fino a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, dove si assegnera’ al vincitore la maglia verde.

 
Il campione Francesco Moser dichiara: ‘Ma cosa vogliono questi comunisti con tutte quelle bandiere rosse? E’ una vita che organizzano corse ciclistiche come il Giro delle Regioni o il Gran premio della Liberazione, dove favorivano i russi, e nessuno ha mai detto niente. Perche’ anche gli altri non dovrebbero farlo?’.
 
Francesco Moser, ex campione del mondo di ciclismo e vincitore del Giro d’Italia, e’ fortemente polemico con quanti protestano contro il Giro della Padania. 
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