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Graduatorie insegnanti, Zaia e Donazzan: no ai sorpassi d’ufficio

Nel sistema scolastico emergono pesi e misure di giudizio diversi che penalizzano, nella copertura di posti vacanti, i laureati veneti

Venezia – “In Germania una laurea conseguita alla “Ludwig Maximilians Universität” di Monaco di Baviera viene valutata in tutte le sedi più di altre rilasciate da altri Atenei; qui da noi un laureato in Giurisprudenza all’Università di Padova è considerato ‘sul mercato’ più di uno che abbia avuto analoga laurea in altre Università italiane, anche se con voto più alto. Non aggiungo altro, ma semplicemente constato che, con i criteri attualmente in vigore nel nostro Paese, nelle graduatorie per le cattedre disponibili in Veneto, gli insegnanti provenienti dal Sud Italia sopravanzano quelli laureati e residenti nella nostra Regione”. A Luca Zaia, presidente del Veneto, non va giù che nel sistema scolastico dello stivale emergano di fatto pesi e misure di giudizio diversi che in Veneto penalizzano, nella copertura di posti vacanti, i laureati presenti e residenti nel territorio.

“La Regione Veneto sta seguendo con particolare attenzione, e con preoccupazione, la rivisitazione delle graduatorie scolastiche in atto da parte del Ministero dell’Istruzione – fa eco a Zaia l’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan – perché di fatto in alcune materie i nostri insegnanti precari sono puntualmente superati da quelli di altre regioni nelle graduatorie ‘a pettine’, dove c’è l’obbligo di inserire i precari in esubero altrove”.
“Per affrontare questa difficile questione – ribadisce Donazzan – nella prossima riunione del coordinamento nazionale degli Assessori regionali all’istruzione riproporrò ciò che già proposi tre anni fa e che allora fu stoppato dalle Regioni del Sud: servono altri criteri. Non si può tener conto solo dei punteggi, delle graduatorie autorizzate in esubero che riguardano quasi sempre solo le Regioni del Sud perché il Veneto, ad esempio, è stato ligio nell’osservanza dei numeri degli aventi diritto, ma va introdotto anche il criterio della ‘residenzialità’: s l’insegnante precario nell’ accettare l’inserimento nel ruolo deve assumere l’impegno e la responsabilità di restare almeno cinque anni nel territorio dove gli è stata assegnata la cattedra. E’ una proposta di buon senso funzionale all’istruzione che dobbiamo e vogliamo dare ai nostri ragazzi”.

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