NordEst

Il Lupo ritorna sulle montagne del Veneto

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La regione partecipa al progetto “Progetto Life WolfAlps” per la sua conservazione

lupo

Venezia – Il lupo era scomparso dalle Alpi nel corso del XX secolo. Ma, a partire dalla seconda metà del ‘900, grazie alle mutate condizioni ecologiche e ambientali, all’aumento delle popolazioni ungulate e al regime di protezione garantito dalle normative comunitarie e nazionali, la specie ha ripreso a espandersi, ricomparendo nei primi anni ’90 sulle Alpi occidentali italiane e francesi, sino a raggiungere oggi gli oltre trenta branchi stabili. Ma il lupo è sempre alla ricerca di nuovi territori e soprattutto i soggetti giovani arrivano a compiere migrazioni anche di centinaia di chilometri per raggiungere ambiti non ancora occupati: è stato questo comportamento a determinare la loro espansione anche verso est.

E’ accaduto così che, all’inizio del 2012, un esemplare di lupo femmina è giunto sulle montagne della Lessinia dove, pochi mesi dopo, è arrivato un secondo esemplare, maschio, ma proveniente dalla popolazione balcanico-dinarica, la cui migrazione era stata seguita dall’Università di Ljubliana (Slovenia), in quanto dotato di radio collare.
Il loro incontro ha dato origine l’anno successivo alla formazione del primo branco di lupo delle Alpi centro-orientali, fondato da soggetti provenienti da due popolazioni distinte, quella italiana e quella balcanica, separate tra loro da oltre due secoli.
Ma la presenza del lupo è stata segnalata anche nelle confinati regioni del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia, tanto da poter parlare di espansione della specie nei settori centro-orientali dell’arco alpino.

E’ nell’evolversi di questa ricolonizzazione che si colloca la decisione assunta dalla Giunta regionale del Veneto di partecipare al Progetto Life WolfAlps per la conservazione e la gestione del lupo, cofinanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del programma LIFE + Natura.
Con il provvedimento, proposto dall’assessore alla caccia Daniele Stival, oltre ad autorizzare la partecipazione al progetto (la cui denominazione è “Il lupo nelle Alpi: implementazione di azioni coordinate per la conservazione del lupo in core aree e nell’intorno”), si approva lo schema di convenzione per la partnership tra il Parco naturale Alpi Marittime, coordinatore, e la Regione del Veneto, prevedendo per quest’ultima una spesa di 125 mila euro a fronte di una quota di cofinanziamento comunitario pari a oltre 430 mila euro.

“Il progetto – spiega Stival – è stato promosso dal Parco naturale Alpi Marittime nel cui territorio da anni si sviluppano diverse iniziative pilota a livello nazionale riguardanti la gestione della specie e ha ottenuto il finanziamento in forza proprio dell’attenzione che la Commissione Europea attribuisce al fenomeno di espansione dei grandi carnivori in tutto il continente”.

In sette aree chiave o “core areas” (Alpi Marittime, Alpi Cozie, Ossola e Val Grande, Alpi Centrali italiane, Lessinia, Dolomiti e Alpi orientali), saranno attuate misure di conservazione e gestionali, con particolare riguardo all’attenuazione dell’impatto della specie sulle produzioni zootecniche. Ma anche azioni di comunicazione, trasferendo le “best practices” già messe in atto nelle zone dove l’esperienza è più matura, come le Alpi occidentali. E’ prevista inoltre la definizione di linee guida di gestione della specie attraverso piani locali ai quali è affidata la “conciliazione” della protezione del lupo con le attività umane. “Ma l’aspetto strategico del progetto – sostiene l’assessore veneto – è la comunicazione. Il lupo non è solo una presenza faunistica da gestire sotto il profilo ecologico, è anche presenza alla quale si associano profili di natura culturale, con “stratificazione” negli anni di storie, leggende e mistificazioni. L’obiettivo, quindi, è divulgare in modo trasparente i risultati delle ricerche e degli interventi condotti e diffondere informazioni sulla presenza del lupo e su come verrà gestito il suo impatto sulle prede domestiche, cercando di favorire il rispetto e la curiosità per evitare preoccupazioni infondate”.

“Per questa specie – conclude Stival – vanno riproposte le strategie che già abbiamo sviluppato per la specie orso, in stretta collaborazione con le Provincie e il Corpo Forestale dello Stato, che contemplano il sistema di monitoraggio e allerta e la “corsia preferenziale” riservata al pagamento sollecito e integrale dei danni arrecati alle produzioni agro-zootecniche. E anche in questo caso, sottolineo la disponibilità delle Province di Belluno, Verona e Vicenza, del Parco Naturale Regionale della Lessinia e del Parco regionale delle Dolomiti d’Ampezzo, nell’ambito delle rispettive funzioni istituzionali, a supportare le attività del progetto che dovranno essere realizzate in Veneto”.

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