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Il Papa: “Non fate i figli come conigli per essere buoni cattolici. Paternità sia responsabile”

Il pontefice parla di famiglia e anche di corruzione sia nelle istituzioni laiche che ecclesiastiche

Roma (Adnkronos) – “Alcuni credono che – scusatemi la parola, eh – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli, no? No, paternità sia responsabile!”. Parla così Papa Francesco sul volo che lo porta da Milano a Roma, dopo il rientro dalle Filippine, come riportato dal sito di Radio Vaticana.

“Io credo – dice – che il numero di 3 per famiglia secondo quello che dicono i tecnici, è importante per mantenere la popolazione, no? Tre per coppia. Quando scende questo, accade l’altro estremo, che accade in Italia, dove ho sentito – non so se è vero – che nel 2024 non ci saranno i soldi per pagare i pensionati. Il calo della popolazione, no? Per questo la parola chiave per rispondere è quella che usa la Chiesa sempre, anche io: paternità responsabile. Come si fa questo? Col dialogo. Ogni persona, col suo pastore, deve cercare come fare quella paternità responsabile”. C’era una donna, fa un esempio il pontefice, che “aspettava l’ottavo figlio e ne aveva sette nati col cesareo. Ma questa è una irresponsabilità. ‘No, io confido in Dio’, ha detto lei ed io le ho risposto: ‘Ma guarda, Dio ti da i mezzi, sii responsabile'”.

Il pontefice parla anche di corruzione sia nelle istituzioni laiche che ecclesiastiche. “La corruzione oggi nel mondo è all’ordine del giorno e l’atteggiamento corrotto trova subito facilmente nido nelle istituzioni”, ma “corruzione significa togliere al popolo”. E adesso “la corruzione nelle istituzioni ecclesiali: quando io parlo di Chiesa a me piace parlare dei fedeli, dei battezzati, tutta la Chiesa, no? E li è meglio parlare di peccatori. Tutti siamo peccatori, no? Ma quando parliamo di corruzione, parliamo o di persone corrotte o di istituzioni della Chiesa che cadono nella corruzione e ci sono casi, sì ci sono. Mi ricordo una volta, era il 1994, ero stato appena nominato vescovo del quartiere di Flores a Buenos Aires, e sono venuti da me due impiegati o funzionari di un ministero a dirmi:’Ma lei ha tanto bisogno qui, con tanti poveri, nelle Villas miserias’. ‘Oh, si’, ho detto io e ho raccontato. ‘Ma noi possiamo aiutare. Noi possiamo darle, se lei vuole, un aiuto di 400.000 pesos. Ma, per fare questo, noi facciamo il deposito e poi lei ci dà la metà a noi’.

“In quel momento – racconta il Papa – io ho pensato o li insulto e gli do un calcio dove non c’è il sole o faccio lo scemo. E ho fatto lo scemo. E così ho detto: ‘Lei sa che nelle vicarie si deve fare il deposito in Arcivescovado con la ricevuta’. ‘Ah, non sapevamo, piacere’, e se ne sono andati. Ma poi ho pensato: se questi due sono arrivati direttamente a parlarmi così, è perché qualcun altro ha detto di sì, ma è un cattivo pensiero…”. In ogni caso “ricordiamo questo: peccatori si, corrotti no! Corrotti mai!”.

Papa Francesco torna anche sulla frase del pugno: “In teoria, possiamo dire che una reazione violenta davanti a un’offesa, non è una cosa buona, non si deve fare. In teoria, possiamo dire quello che il Vangelo dice, e cioè che dobbiamo dare l’altra guancia. In teoria, possiamo dire che noi abbiamo la libertà di esprimere e questa è importante. Nella teoria siamo tutti d’accordo, ma siamo umani, e c’è la prudenza, che è una virtù della convivenza umana. Io non posso insultare, provocare una persona continuamente, perché rischio di farla arrabbiare, rischio di ricevere una reazione non giusta. Ma è umano quello. Per questo dico che la libertà di espressione deve tenere conto della realtà umana e perciò dico deve essere prudente”.

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