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Intercettazioni. Cresce la protesta: anche l’UCSI boccia il provvedimento

L’UCSI contro la riforma – Un giudizio negativo sulla approvazione al Senato del DDL  anti-intercettazioni viene confermato dall’Unione Cattolica Stampa  Italiana. "Si è persa l’occasione per evitare una prova ‘muscolare’ –
ha dichiarato il Presidente dell’UCSI Andrea Melodia – rinunciando così a discutere e approfondire. Siamo di fronte a un provvedimento che, se definitivamente approvato, nonostante alcuni miglioramenti limiterà il
diritto dei cittadini a essere informati e il dovere dei giornalisti di informarli, porterà l’Italia agli ultimi posti tra i
Paesi occidentali nella classifica sulla libertà di informazione, aprirà una nuova stagione di scontro tra le istituzioni e di dubbia autorevolezza nel nostro sistema dei media."

Sciopero dei giornalisti –

E’ stato fissato per il 9 luglio, data che pero’ potrebbe slittare se la Camera dovesse rinviare il proprio pronunciamento alla fine di luglio. ‘Lo sciopero dovra’ coincidere con la giornata finale di discussione del disegno di legge’, ha dichiarato Franco Siddi, segretario della Fnsi.

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Il sindacato dei giornalisti ha in programma anche manifestazioni davanti alle sedi istituzionali delle varie citta’ e ha chiesto a editori e direttori di listare a lutto i giornali. Mobilitata anche la stampa cattolica, a iniziare dal settimanale ‘Famiglia Cristiana’, con un appello firmato da decine di testate.

E anche la Fieg (Federazione degli editori) ha espresso la propria protesta chiedendo la pubblicazione di un comunicato con la veste grafica di un necrologio sui quotidiani. ‘Il testo licenziato dal Senato non realizza l’obiettivo dichiarato di tutelare la privacy – si legge nella nota – ma ha semplicemente un effetto intimidatorio nei confronti della stampa. Ne sono dimostrazione le pesantissime sanzioni agli editori’.

Sky Tg24 da ieri sera e’ listato a lutto, mentre l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) chiede alle testate del servizio pubblico di manifestare ‘anche graficamente’ la propria protesta contro il disegno di legge che regola le intercettazioni. Nei Tg della Rai di ieri sera e’ stato letto un comunicato dell’Usigrai che denunciava ‘la discesa del silenzio di Stato sull’Italia’. Non e’ invece stato accolto l’appello lanciato da Carlo Verna, segretario del sindacato dei giornalisti Rai, che proponeva ai direttori dei Tg di ‘consentire all’autore del servizio o al conduttore di evidenziare, finche’ la proposta Alfano non diventa legge, quando notizie date non saranno piu’ pubblicabili in futuro’.

‘La Stampa’ di oggi ha deciso di lasciare in bianco le rubriche quotidiane di Massimo Gramellini e Jena. Ezio Mauro, direttore di ‘Repubblica’, spiega oggi ai suoi lettori ‘il perche’ di una prima pagina bianca’ che vuole testimoniare come ‘ieri e’ intervenuta per legge una violenza nel circuito democratico attraverso il quale i giornali informano e i cittadini si rendono consapevoli, dunque giudicano e controllano’. ‘L’Unita’ ha la prima pagina listata a lutto. ‘il manifesto’ pubblica una vignetta di Vauro in cui la tradizionale battuta e’ uno spazio bianco.

Tra le varie iniziative di protesta, Francesco Pardi, senatore dell’Idv, ha annunciato l’apertura di un sito web in Belgio per pubblicare alcune intercettazioni: ‘Noi pensiamo che sia fondamentale rendere pubblico cio’ che e’ di interesse pubblico. Siccome la legge introduce un’omerta’ di Stato vera e propria, riteniamo nostro diritto andare contro l’omerta’ di Stato’.

Quanto al testo approvato dal Senato, va ricordato che le intercettazioni sono possibili solo per i reati puniti con piu’ di cinque anni, oltre quelli contro la Pubblica amministrazione. I telefoni possono essere messi sotto controllo per 75 giorni al massimo. Se c’e’ necessita’, vengono concessi altri tre giorni prorogabili di volta in volta con provvedimento del Gip. Per i reati piu’ gravi (mafia, terrorismo, omicidio ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, piu’ altri 20 prorogabili.

Quanto a divieti e sanzioni, gli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati non tra virgolette ma con un riassunto. Gli editori che li pubblicano in modo testuale rischiano fino a 300 mila euro di multa. Le intercettazioni non sono pubblicabili fino a conclusione delle indagini. Gli editori che non ottempereranno al divieto saranno multati con 300 mila euro, che diventano 450 mila se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti. Colpiti dalle nuove norme pure i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10 mila euro, se pubblicano intercettazioni durante le indagini o atti coperti da segreto.

Per quanto riguarda la cosiddetta ‘norma transitoria’, le nuove regole si applicheranno ai processi in corso. Quindi, anche se sono gia’ state autorizzate intercettazioni con le vecchie regole, dovra’ essere applicato il tetto massimo dei 75 giorni. Chi passa alla stampa intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio rischia da uno a sei anni di carcere. Le registrazioni effettuate di nascosto sono permesse solo ai giornalisti professionisti e pubblicisti: possono essere realizzate se riguardano l’interesse dello Stato o servono per dirimere controversie giudiziarie. Non sono piu’ permesse ‘cimici’ in casa o in auto per registrare le conversazioni degli indagati.

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La protesta sui giornali –
Non poteva essere diversamente. Il giorno dopo l’approvazione al Senato del ddl intercettazioni i giornali italiani nella loro quasi totalita’ (quasi perche’ nei giornali per definizione vicini alla maggioranza di centrodestra l’argomento non viene portato in grande evidenza nelle aperture) titolano a nove colonne sull’argomento. Un tema, quello del disegno di legge sulle intercettazioni, che sta provocando reazioni molto forti da parte di magistrati e giornalisti (entrambe le categorie hanno proclamato sciopero) che vedono, nelle norme approvate da Palazzo Madama (ora il provvedimento passa alla Camera) una forte limitazione allo svolgimento dei rispettivi lavori.

L’approvazione della norma ha messo, per una volta insieme, sul piede di guerra giornalisti ed editori, con questi ultimi che parlano – riferendosi evidentemente alle pesantissime multe per le proprieta’ dei giornali nel caso si dovessero pubblicare intercettazioni – di ‘effetto intimidatorio nei confronti della stampa’.

Solo alcuni giornali hanno scelto di evidenziare graficamente la protesta contro le nuove regole ma tutti esprimono nei loro titoli, pur con impostazioni diverse, la preoccupazione del mondo della stampa. I giornali che piu’ di altri vanno giu’ duri contro il ddl intercettazioni sono, in coerenza per’altro con l’atteggiamento sin qui tenuto, La Repubblica e Il Fatto Quotidiano. Il primo ha la prima pagina completamente bianca sotto la testata, con al centro l’ormai famoso post it giallo con su scritto ‘La legge-bavaglio nega ai cittadini il diritto di essere informati’.

Il direttore Ezio Mauro, nell’editoriale che occupa la seconda pagina anch’essa bianca, sottolinea ‘la volenza intervenuta nel circuito democratico’. Una violenza ‘consumata dal governo’ che con il voto di fiducia con cui il ddl e’ stato approvato ha fatto passare ‘una legge sulla liberta’ dei cittadini di essere informati. Eloquente il titolo di apertura del giornale, che di fatto comincia dalla terza pagina: ‘Rivolta contro la legge-bavaglio’. Da notare nell’occhiello il richiamo a Giorgio Napolitano: ‘Chi mi chiede di non firmare parla a vanvera’, ha detto ieri il Capo dello Stato con chiaro riferimento alle sollecitazioni dell’Idv.

Ed e’ proprio il giornale che fa riferimento ad Antonio Di Pietro, Il Fatto Quotidiano, l’altro che sceglie una protesta grafica evidente: la testata listata a lutto, con sopra scritto: ‘Questo e’ un giornale listato a lutto per il colpo mortale inferto alla liberta’ dei cittadini espropriati del diritto inalienabile di sapere’. Il titolo di apertura e’, diciamo cosi’, una sorta di informazione di servizio: ‘Legge criminale per i criminali ma con internet si puo’ aggirare – Potremo leggere le notizie vietate grazie al Web globale’. Nell’articolo di spalla dall’eloquente titolo ‘Vi faremo un sito cosi’, Peter Gomez spiega che il legislatore, nel vietare la pubblicazione di intercettazioni e di riprese non fatte da giornalisti, ‘non ha fatto i conti con la tecnologia’. Nelle prossime ore, assicura, ‘migliaia di file verranno inviati a siti esteri disposti a pubblicarli. Il Web, quando la legge verra’ approvata, diventera’ la nuova frontiera degli uomini liberi’. Il giornale non entra in polemica con Napolitano ma, in un fondo del direttore Antonio Padellaro, si dice certo che al momento della promulgazione della legge il Presidente terra’ conto che ‘una legge criminale che aiuta i criminali e’ un insulto alla Costituzione’.

Altro giornale che fa una significativa scelta grafica e’ La Stampa che lascia in bianco lo spazio dedicato in fondo alla prima pagina, alla consueta rubrica di Massimo Gramellini ‘Buongiorno’. Il titolo di apertura e’ un semplice ‘Intercettazioni, si’ del Senato’ mentre duro e’ l’editoriale del direttore Mario Calabresi, dal titolo ‘Il sipario sugli scandali’. Il pezzo comincia cosi’: ‘Ora cala il sipario. Il nostro lavoro si fara’ piu’ incerto e faticoso e gli avvocati diventano compagni di banco di direttori ed editori’. Per il direttore del giornale torinese ‘e’ forte l’amarezza per un gesto che non ha nulla a che fare con la privacy e la civilta’ giuridica, ma ci parla solo della volonta’ urgente della politica di calare il sipario sulle inchieste e di mettersi al riparo dagli scandali’.

Di particolare significato la scelta dell’Unita’, che oltre ad essere listata a lutto, apre a tutta pagina con un ‘Approvata la legge bavaglio’, scritto con i caratteri di stampa tipici del Ventennio fascista. All’interno il titolo che recita ‘Bavaglio, si’ del Senato’ ricordando che ‘Il Pd abbandona l’aula’ al momento del voto e l’editoriale del direttore Concita De Gregorio, che parla di una ‘Tappa di montagna’ e di ‘un brutto giorno, il piu’ brutto. E’ il giorno in cui comincia davvero l’assalto alla Costituzione’, con il governo, dice la De Gregorio richiamadosi a frasi di Benito Mussolini, che ‘con voce stentorea annuncia l’ora delle decisioni irrevocabili. D’ora in poi saprete solo quello che il governo vuole che si sappia’.

Titolo di mera cronaca per il Corriere della Sera, che apre con ‘Intercettazioni, si’ tra le accuse’, ricordando, tra occhiello e sommario, l’assedio’ del Popolo Viola alla casa di Berlusconi e la presa di posizione di Napolitano. Di spalla un pezzo di Vittorio Grevi, che parla di ‘Scelte preoccupanti’. A parte ‘il profilo del metodo’, scrive, con ‘l’abuso dello strumento di fiducia’, quello che ‘maggiormente preoccupa sono i contenuti del progetto’.

Grevi parla di ‘divieto ingiustificato ed eccessivo’ quello relativo alle intercettazioni non piu’ coperte da segreto, cosi’ come definisce ‘fuori dalla realta’ la ‘disciplina in materia di durata delle intercettazioni’ che ha definito ‘una procedura farraginosa e defatigante’.

Anche il Messaggero apre con un titolo che in pratica fa la cronaca della giornata. ‘Intercettazioni, si’ tra le tensioni’, con sotto un commento di Carlo Fusi che parla del ‘diritto dei cittadini ad essere informati’. All’interno, in terza pagina, grande spazio (e’ l’unico giornale a farlo) viene dato al comunicato della Fieg, nel quale si spiegano ‘le ragioni della protesta degli editori’.

Eloquente, come suo solito, l’apertura de Il Manifesto: una grande vignetta di Vauro, con il suo classico omino impiccato alla ‘nuvoletta’, che nei fumetti serve per far parlare i personaggi, completamente bianca, senza parole. E ‘Senza parole’ e’ il titolo del giornale.

‘Il giorno del buio’, titola Europa con il sommario che recita: ‘Il Pd non vota, Napolitano si tiene libero, giornali in rivolta’. Di spalla l’editoriale dal titolo ‘Eppure siamo liberi’, nel quale si legge che, nonostante il ddl intercettazioni, ‘l’Italia rimane saldamente una democrazia, un paese libero’ e ‘la peggiore delle leggi, approvata con una procedura odiosa eppure regolare, non ci trasforma in una dittatura’. Se ‘ci teniamo alla liberta’ e’ il momento di ragionare e lavorare, non di auto-consegnarsi ad una dittatura cosi’ improbabile’, conclude.

Di impostazione diversa i giornali del centrodestra. Con ‘Il Secolo’ che addirittura in prima pagina non affronta l’argomento, se non indirettamente e in chiave prettamente politica nell’editoriale del direttore Flavia Perina. La cronaca sulle intercettazioni viene fatta a pagina 6.

Il Giornale apre con un titolo sugli ‘stipendi d’oro’ ma poi, di spalla, c’e’ l’editoriale di Alessandro Sallusti che sottolinea ‘Le cose non dette sulle intercettazioni’, sostenendo che ‘non e’ vero che la magistratura non potra’ piu’ intercettare chi crede’ e che ‘non e’ vero che i giornali non potranno piu’ dare notizie’. Il pezzo sull’argomento si trova a pagina 9, dove viene dato grande risalto al Presidente della Repubblica e alla sua reazione alle sollecitazioni sul ddl arrivate da Di Pietro.

Infine Libero. Il titolo e’ su Casini e la parola intercettazioni non compare sulla prima pagina se non per un richiamo di un pezzo sul deputato del Pdl Amedeo Laboccetta: ‘Complotto anti-Cav via intercettazioni’. Per il resto la notizia dell’approvazione della norma al Senato viene riportata a pag. 11, con in evidenza la risposta di Napolitano a Di Pietro.

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Categories: NordEst
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