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ll Veneto tra le prime cinque regioni d’Italia per numero imprese innovatrici

Successo dovuto anche all’alleanza università-imprese-regione su impiego fondi comunitari

Venezia -“Il Veneto è tra le cinque regioni italiane a maggior densità di imprese innovative, insieme a Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio. Nonostante il rallentamento della propensione agli investimenti in ricerca e innovazione, l’Istat rileva che in queste cinque regioni si concentrano i due terzi delle imprese innovatrici della Penisola”. Lo ha sottolineato Elena Donazzan, assessore all’istruzione, formazione e ricerca della Regione Veneto, intervenendo a Cà Foscari alla presentazione del Piano nazionale per la ricerca 2015-2020, evento promosso dai quattro atenei veneti e dalla Fondazione Univeneto.

“Se in quest’aerea del Nord Italia si concentrano i due terzi delle imprese che investono maggiormente in ricerca, è anche perché la Regione Veneto ha contribuito a rafforzare il sistema della ricerca applicata in azienda – ha ricordato Donazzan – Dal 2009 abbiamo posto il vincolo che l’utilizzo delle risorse del Fondo sociale europeo sia condizionato ad un partenariato degli enti di ricerca con le imprese, con l’obiettivo di avvicinare le imprese – anche quelle medio-piccole- alla dimensione della ricerca e di far loro sperimentare che investire nel capitale umano di alto profilo porta a risultati sicuri. Il sistema imprenditoriale può crescere solo se persegue qualità delle imprese, dalla produzione alla organizzazione, evitando di farsi trarre in inganno dall’illusorio inseguimento della riduzione dei costi”.

Il Programma nazionale per la ricerca 2015-2020 ha individuato 12 aree di specializzazione delle competenze attorno alle quali strutturare politiche nazionali e regionali. “Il Veneto, con la sua esperienza di messa in rete delle università e di stretta collaborazione tra regione, atenei e imprese nell’accesso ai fondi comunitari – ha evidenziato l’assessore regionale – si candida a capofila di un partenariato Nord-Sud per far crescere le potenzialità del Mezzogiorno, esportando le nostre ‘buone pratiche’. Non possiamo continuare a destinare ingenti risorse principalmente alle aree del Sud Italia. se gli esiti continuano ad essere quelli fotografasti dall’Istat. Per rilanciare lo sviluppo economico e sociale del Paese dobbiamo stimolare un partenariato nord-sud dove le competenze e le esperienze delle nostre università e del nostro sistema economico possa aiutare a far crescere il sistema nazionale riducendo il divario tra le diverse aree del Paese”.

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