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Maltempo in Trentino, danni ad un terzo dei sentieri: 1800 chilometri sui 5500 totali secondo la Sat. Commissione nelle Valli di Sole, Rendena e Chiese

Un terzo della rete dei sentieri trentini, ben 1800 chilometri sui 5500 totali, risulta allo stato attuale danneggiata. Dopo le Valli di Fiemme e Fassa, secondo sopralluogo della Commissione alle zone colpite dal maltempo nelle valli di Rabbi, Sole, Rendena e Chiese

Trento – La conferma è arrivata da Roberto Bertoldi e Luca Biasi della Sat in audizione davanti alla commissione speciale del Consiglio provinciale di Trento istituita in seguito ai danni provocati dal maltempo di fine ottobre. La seduta ha concluso la lunga serie di audizioni avviata dall’organismo sull’argomento, utili a fare un quadro della situazione su ogni fronte possibile.

Roberto Bertoldi (vicepresidente) e Luca Biasi (Dipartimento tecnico) della Sat non hanno rilevato grossi danni ai rifugi e già coperti dalle assicurazioni. Al contrario la situazione dei sentieri è disastrosa, sopratutto per quanto riguarda la fascia “boscata”. Non si riesce nemmeno fisicamente a passare. All’interno di un gruppo di lavoro coordinato dall’ing. De Col, si sta facendo una ricognizione dei sentieri, concentrata presso il servizio turismo della Pat, che per la parte di competenza Sat si provvede ad alimentare quotidianamente al fine di avere un quadro complessivo il più accurato possibile. A proposito del come intervenire abbiamo fatto presente che la Sat fa manutenzione ordinaria, attraverso i suoi volontari, sui sentieri iscritti nel catasto sentieri, ma è ovvio che qui parliamo di una manutenzione straordinaria. L’obiettivo che ci si dovrebbe porre, ha aggiunto Roberto Bertoldi, è legato alla frequentazione dei sentieri: la priorità da darsi deve consentire al turista, quando comincerà la stagione (giugno-settembre), di raggiungere agevolmente almeno i rifugi.

Un terzo della rete dei sentieri trentini (1800 km su 5500 km totali) risulta allo stato attuale danneggiata, ha precisato Luca Biasi che nella Sat si occupa in particolare dei sentieri. Abbiamo un elenco dei sentieri che si può consultare online che riporta e aggiorna quotidianamente lo stato dei sentieri. Appena abbiamo dati nuovi modifichiamo tempestivamente le notizie al riguardo. C’è una squadra di intervento rapido di soci altamente competenti della Sat che operano nelle emergenze, ha aggiunto. Una struttura formata da 46 componenti (volontari) che si affiancano durante l’anno a tamponare le situazioni più gravi.

Il responsabile del servizio turismo e sport della Provincia Romano Stanchina ha aggiunto che ci sono anche migliaia di sentieri non inseriti nell’elenco provinciale ed occorre, per una questione di sicurezza e di economia turistica, considerare anche questi ultimi. Il tavolo di lavoro già citato sta affrontando anche il tema della comunicazione da dare al turista sul territorio. Una comunicazione concordata con Trentino Marketing che contenga da un lato l’informazione necessaria alla sicurezza, ma che dall’altro sia studiata per non recare danni all’immagine turistica del Trentino.

Guide Alpine, per la sicurezza occorre ripristinare i sentieri e un lavoro di sensibilizzazione locale

Demis Centi (Presidente della Cooperativa delle Guide Alpine del Trentino) ha rilevato come siano cambiati i sentieri di mezza montagna (al livello degli abeti al di sotto dei 1800 metri) all’indomani della tempesta dell’ottobre scorso. I boschi sono stravolti e i percorsi accidentati e questo aspetto deve essere valutato attentamente, ha suggerito. Certo, guai alla chiusura della montagna, però attenzione al ripristino dei sentieri perché in certi casi vanno cambiati totalmente. La problematica più grave è a suo avviso per i turisti che arrivano occasionalmente nei nostri boschi, abituati a percorrere certi sentieri che ora non sono più gli stessi. Sul piano della sicurezza ci sono paesi avanti anni luce rispetto a noi, come la Nuova Zelanda e il Canada, ha aggiunto, dove se vai nei boschi devi registrarti e in caso di bisogno, puoi contattare dei responsabili che sanno in ogni momento dove ti trovi. Quello che potrei suggerire, è di sensibilizzare gli albergatori, con una rete della ricezione turistica e del materiale cartaceo ben fatto. Una mappatura non esiste allo stato attuale.

Agricoltura e aree pascolo

L’Unione agricoltori (vicedirettore Lorenzo Gretter) ha rilevato che le operazioni di ripristino sono state messe in campo da parte della Provincia in tempi rapidi, con la partecipazione di tutte le strutture della Pat. In questo momento si stanno raccogliendo le domande per gli indennizzi. La Federazione Coldiretti (Presidente Gianluca Barbacovi) ha apprezzato questo momento di dialogo, utile a inquadrare l’entità dei danni e fare i conti con questo fenomeno straordinario. Il territorio ha retto, ha osservato, visto che si parla di 6-8 milioni di euro, cifre non eccessive per il settore agricolo, tuttavia -ha aggiunto- se in futuro dovremo abituarci ad eventi di questo tipo, occorrerà mettere in campo azioni preventive e strumenti mirati, magari nell’ambito del piano di sviluppo rurale. Non sarebbe male ripristinare, ove possibile, le aree schiantate al pascolo, che sarebbe prezioso anche e non solo per il settore zootecnico: su questo punto ci piacerebbe capire quali siano i progetti in campo.

Il Consorzio difesa produttori agricoli (Presidente Andrea Berti) ha ammesso che i danni, in relazione all’epoca di accadimento, sono stati inferiori a quanto ci si sarebbe potuto attendere se fossero successi qualche mese prima. Assistiamo all’effetto critico del clima -ha argomentato- con temperature medie anomale e in peggioramento. Questo significa che occorre prestare molta attenzione e studiare nuovi strumenti e soluzioni tecnologiche (anche con fondi comunitari) nella gestione dei fondi di mutualità e nei meccanismi di gestione del rischio, semplificandoli. Quanto alla riforestazione, serve qualcosa che permetta una gestione a priori perché questo non sarà un evento unico e irripetibile, ma purtroppo ricorrente.

La Federazione allevatori (Presidente Mauro Fezzi) ha rilevato che non ci sono da annotare gravi danni al settore. Permane tuttavia una preoccupazione per quanto riguarda la ripresa degli alpeggi, il ripristino della viabilità e delle coperture delle malghe. Questioni limitate, ma comunque da considerare. La priorità deve essere evidentemente il recupero del legname, però accanto a questa occorre porre attenzione al riutilizzo delle superfici e laddove i suoli lo consentano, estendere le aree a prato e favorire un allargamento dei pascoli. Forse questa è anche l’occasione per mettere in discussione, in maniera propositiva, alcune politiche nel settore forestale -ha aggiunto- visto che, ad esempio, stiamo assistendo a molte imprese forestali che vengono da fuori Trentino e lamentiamo, in questa contingenza, l’assenza dell’attività vivaistica.

Ad oggi sono in Trentino circa 3,4 milioni i metri cubi di alberi a terra, corrispondenti circa a 2,4 milioni di legno fatturato. Questa è una partita che vale 160 milioni di euro e on c’è un’impresa trentina che può fare questo. Fino a questo momento – dai dati emersi in Commissione – sono stati venduti circa 600.000 metri cubi (quando la produzione annuale media in condizioni normali è di 300.000) con fatturazione attorno ai 19 milioni di euro. Si pone dunque anche un tema di risorse umane e si inizierà ad avere necessariamente un ingresso di imprese da fuori provincia.

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