“Lo chiedo da anni, anche con lettere ufficiali a napolitano, cancellieri e alfano. Ancora tutto fermo se non le bocche per parlare”
Venezia – “Chiedo da anni l’introduzione del reato di omicidio stradale e ancora oggi l’unica risposta del Governo sono parole, tanto roboanti quando succede una tragedia, quanto evanescenti quando si tratta di passare all’azione. Raccolgo e rilancio l’appello delle famiglie delle quattro giovani vittime di Arcole: non si può più aspettare a introdurre una norma che porterebbe a due risultati molto concreti: fare da deterrente per gli scriteriati e punire come meritano i colpevoli, quelli che guidano un’auto in maniera inconsulta o in condizioni incompatibili, sapendo che possono uccidere, ma infischiandosene”.
Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia rilancia la sua “storica” battaglia per la sicurezza stradale, avviata con campagne choc fin da quando era Presidente della Provincia di Treviso, unendosi all’ennesimo appello lanciato “per avere giustizia” dalla famiglie dei quattro ragazzi uccisi in un incidente stradale accaduto il 10 novembre 2013 ad Arcole, in provincia di Verona.
“Non ho mai perso di vista questo sacrosanto bisogno di giustizia – dice Zaia – e il 4 febbraio 2014 sono arrivato a scrivere ufficialmente all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all’allora Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e al Ministro dell’Interno Angelino Alfano, segnalando una preoccupazione e un allarme sociale diffuso e pervasivo rispetto a questi drammi e chiedendo di accelerare il processo di tutela e salvaguardia non solo dell’integrità fisica delle persone ma anche della serenità sociale”.
“Oggi, 19 marzo 2015 – conclude Zaia – nulla si è ancora mosso se non molte bocche esecranti i gravi fatti di sangue, a partire da quella del Presidente del Consiglio Matteo
Renzi. Purtroppo si sono invece mossi molti altri assassini al volante, che hanno allungato una scia di sangue che sa di vergogna per il legislatore”.