Le Acli di Fiemme desiderano esprimere il proprio punto di vista sulla questione per tentare di avviare un dibattito pubblico che stenta a decollare
Cavalese (Trento) – Le Acli prendono posizione sull’importante progetto relativo al nuovo ospedale di Fiemme, dopo le molte ipotesi avanzate nelle scorse settimane.
“A nostro parere – scrivono le Acli di zona – sono due le considerazioni che desideriamo comunicare in merito all’ospedale di Cavalese. Una riguarda l’aspetto tecnico relativo all’edificio e l’altra riguarda cosa vogliamo metterci dentro. Siamo d’accordo con tutti gli amministratori comunali che appoggiano la ristrutturazione e l’ampliamento dell’esistente (progetto già approvato e soldi già stanziati in bilancio e poi tolti dalla giunta Fugatti).
Con l’adeguamento e il potenziamento dell’attuale edificio – continua la nota – si evita letteralmente di buttare via soldi pubblici, ovvero nostri, in una struttura nuova che non va bene per molti aspetti, come ha evidenziato il documento presentato a fine agosto scorso dal Nucleo di Analisi e Valutazione degli Investimenti Pubblici (stampa locale del 26.08.2021). Tale rapporto, in sintesi, ha messo in luce problemi rilevanti sui terreni dove dovrebbe essere costruito il nuovo edificio, su aspetti finanziari legati al costo e al funzionamento dell’opera e su questioni di piano regolatore, sia comunale che provinciale.
Quindi sosteniamo anche noi la ristrutturazione dell’attuale nosocomio perché più economica, più veloce e sostenibile dal punto di vista ambientale. Aggiungiamo anche che è servita dal trasporto pubblico e che si trova in una posizione che permette, sia ai pazienti ricoverati che al personale, di godere di un panorama che durante una degenza rinfranca anche lo spirito.
L’altro aspetto che sta a cuore, crediamo, a tutti i cittadini e le cittadine delle valli di Fiemme e Fassa è quali servizi incrementare, introdurre o togliere riorganizzando l’ospedale di Cavalese anche in base al fatto che sarà costruito il nuovo ospedale di Trento, il cosiddetto N.O.T.:
- Sicuramente le visite specialistiche più varie e più frequenti per non dover andare in altri ospedali che in media distano da noi almeno 60 km e non dover aspettare mesi per avere un appuntamento.
- Un pronto soccorso adeguato ed efficiente che deve sopportare, in estate e in primavera, anche i molti infortuni e malori dei turisti.
- L’ortopedia va conservata, pensando anche di aumentare il numero di fisioterapisti proponendo a quelli privati una convenzione.
- Altri reparti da adeguare innanzitutto al fatto che la popolazione è sempre più vecchia.
- In merito al reparto di ginecologia e ostetricia, se vogliamo che non rischi più di chiudere, è necessario progettare e investire in politiche per la natalità e per la famiglia, assieme ad un cambio di mentalità che consideri i figli e le figlie una risorsa per l’intera società, per guardare con ottimismo alla vita futura delle nostre valli.
Crediamo fermamente che non interessi alla popolazione avere un ospedale con reparti di alta specializzazione. Interessa, sicuramente, trovare medici di famiglia, specialisti, infermiere e infermieri, operatori sanitari in grado di accompagnare chiunque abbia bisogno di cure sanitarie e supporto sociale.
Riteniamo – concludono le Acli – che la Provincia debba attivarsi subito per incrementare queste figure professionali essenziali per il funzionamento dell’ospedale e la cura della persona rivolgendosi soprattutto ai giovani che desiderano scegliere per il loro futuro questo percorso con adeguate iniziative di presentazione e promozione dei rispettivi itinerari formativi. Il lavoro in questo settore non mancherà mai”.