Allerta in tutta Italia – Doppio attentato nelle ambasciate svizzera e cilena della Capitale, mentre un pacco sospetto recapitato a quella ucraina, dopo le verifiche da parte di carabinieri, artificieri e vigili del fuoco, non è risultato essere un plico esplosivo.
La persona coinvolta nella prima deflagrazione è uno svizzero di 53 anni, addetto alla corrispondenza dell’ambasciata elvetica. "L’uomo – riferisce De Angelis – ha riportato gravi lesioni a entrambe le mani’ ma ‘non è in pericolo di vita" e ‘sarà operato’ dagli specialisti della chirurgia della mano del Policlinico Umberto I che tenteranno di salvare e ricostruire gli arti per evitare l’amputazione.
Dopo la conferenza stampa di fine anno a Villa Madama, Silvio Berlusconi è in contatto con il ministro dell’Interno Roberto Maroni per informarsi sugli ordigni. Proseguono intanto i controlli degli artificieri e dei reparti speciali dei carabinieri: secondo quanto riportato dal comandante provinciale dell’Arma di Roma, Col. Maurizio Mezzavilla, l’ordigno destinato all’ambasciata svizzera era contenuto "in una busta" e nonostante il basso potenziale l’uomo che ha aperto il plico è stato ferito seriamente.
La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di attentato con finalità di terrorismo sia per il pacco alla sede elvetica che a quella cilena. L’indagine è affidata al procuratore aggiunto Pietro Saviotti con il quale collaborano i carabinieri. Il magistrato ha già disposto l’acquisizione dei filmati ripresi dalle telecamere installate nella zona e una serie di accertamenti al Ros mentre all’intervento del Ris è affidato l’esame dei residui del pacco bomba.
Anche se finora non c’è stata alcuna rivendicazione, a quanto apprende l’Adnkronos, le piste investigative puntano sugli ambienti dell’anarchismo di matrice ecoterroristica. Tra le possibilità al vaglio anche quella che ipotizza un attentato elaborato da gruppi anarco-insurrezionalisti in riferimento alla vicenda carceraria di alcuni esponenti attualmente detenuti nelle prigioni elvetiche. Tra questi Marco Camenisch, militante antinucleare svizzero, negli anni ’90 più volte detenuto in Italia e successivamente, nel 2002, estradato in Svizzera. Nessuno spunto investigativo viene escluso ma, riferiscono fonti impegnate nella ricostruzione dell’episodio, il possibile collegamento con le frange più estreme dell’anarchismo è ritenuto il più plausibile.
Ipotesi sostenuta anche dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "Credo che non c’entri nulla questo attentato all’ambasciata elvetica con gli altri episodi di tensione, con gli altri falsi allarmi che si sono avuti alla stazione della metropolitana". E aggiunge: "Questa è un’altra storia, un’altra vicenda. Ci sono delle piste di carattere internazionale che stanno seguendo gli inquirenti". Per il sindaco, quindi, questa vicenda ‘non ha nulla a che vedere con il contesto romano".
Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si tratta di "un fatto grave in sé, una minaccia grave alle sedi diplomatiche", premettendo che "dobbiamo verificare di cosa si tratti". Quanto alla matrice degli attacchi, Frattini ritiene che "è assolutamente prematuro dire quale sia l’origine, si tratta comunque di pacchi bomba che in almeno due casi sono esplosi, in un caso con danni molto seri". Il ministro degli Esteri invita comunque a "evitare allarmismi".