L’inchiesta partì da morte capitano, archiviata come suicidio
NordEst – Sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste i cinque ufficiali dell’Esercito a giudizio davanti al tribunale militare di Roma con l’accusa di concorso in peculato pluriaggravato. Erano coinvolti nell’inchiesta sulla blindatura, più leggera e quindi meno costosa di quella pattuita, secondo l’accusa, dei veicoli civili destinati ai militari di vertice e alle personalità in visita al contingente italiano in Afghanistan.
L’inchiesta partì dalla morte del capitano Marco Callegaro, 37 anni, originario della provincia di Rovigo, ma residente a Bologna con la famiglia. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 2010 venne trovato cadavere nel suo ufficio all’aeroporto di Kabul, ucciso da un colpo di pistola. Fatto archiviato come suicidio, ma i familiari e gli amici non hanno mai creduto a quest’ipotesi.
Un sesto imputato, un colonnello, è morto ad aprile 2017, prima del processo. Fu trovato impiccato, in un ufficio del Comando Truppe alpine di Bolzano. Anche in questo caso si ipotizzò un suicidio.