Ernest Hemingway aveva una vera passione per l’Italia e per il Veneto, dove tornava quando poteva, per cacciare nella laguna di Caorle. In Italia Heningway era arrivato per la prima volta per vedere e vivere la prima guerra mondiale, che gli era stata negata come combattente nell’esercito americano, per un difetto della vista. Aveva perciò ripiegato sul soccorso ai feriti svolto dalla ARC la Croce Rossa Americana.
L’Italia gli rimase dentro e Caorle con la sua laguna era per lui un luogo prediletto, dove si recava quando poteva, ospite di Raimondo Nanuk Franchetti, nella Villa di famiglia in località San Gaetano. Molti ancora se lo ricordano, a Caorle, questo scrittore che amava la convivialità, la laguna, il mare, la buona cucina, la natura.
E proprio da qui, da questa laguna, comincia una nuova avventura del Veneto ospitale, quella rivolta a quanti vogliono dedicarsi alla pesca e all’ottima cucina di mare per il puro piacere di praticarla, magari nel contesto di una vacanza o di quelle ferie tanto sospirate, a fianco a fianco di chi con il mare ci vive e ci lavora da una vita e forse da generazioni. Pescaturismo e ittiturismo sono due proposte che vanno incontro a simili aspettativi. Il Veneto ne ha riconosciuto il ruolo e lo ha disciplinato per rendere ancora più ricca, variegata e completa la sua offerta di turismo per tutti.
Quasi un chilometro di rete da fondo stesa davanti alla costa orientale di Caorle, per pescare neanche una decina di pesci, neppure troppo grandi, e tante enormi meduse. “Lo sapevamo, le abbiamo stese stamani a scopo dimostrativo; forse se le calavamo di notte sarebbe andata meglio”, sussurra Sandro, comandante e, assieme a Daniele, armatore del Mistral, barca per piccola pesca dove possono salire a bordo anche i turisti che amano il mare e questa attività. E’ sua la prima licenza di pescaturismo, datata ormai 17 anni, anche se la legge regionale in materia e dell’agosto scorso. Ed è stato affidato a lui il compito di portare i giornalisti alle prime esperienze di pesca turismo e ittiturismo “regionale”, per far conoscere e divulgare questa nuova offerta.
“Io ho avuto tanto dalla pesca. Ma quella professionale non è più come una volta – aggiunge Sandro – il mare di è impoverito; si è esagerato e qualcuno esagera anche adesso: bisogna lasciare che si riproduca, nei tempi, modi e luoghi che decide lui. Un attività di pesca legata al turismo può aiutarci, soprattutto ora: ci sono tantissime persone che vogliono vivere la nostra vita e la nostra laguna e non solo starsene a prendere il sole sulla spiaggia. Però al momento questo ancora non si può fare, ci sono troppe amministrazioni che intervengono e che ci complicano la vita. Basta che una dica ‘no’ e non si va avanti e ciò che non è espressamente autorizzato non si può fare”.
Gli chiediamo di spiegarci: “per esempio – ci spiega – dopo la pesca ci dobbiamo salutare, io non posso portare i miei ospiti in casone per preparare e fare festa con ciò che abbiamo pescato”. Eh già, anche questo è un bell’ostacolo, e i turisti si perdono una parte importante della magia di Caorle. Dove i ristoranti dal buono all’ottimo non mancano, ma non è la stessa cosa che andare a tavola con i pescatori cui sono stati fianco a fianco e con le loro famiglie, che il pesce lo vedono, lo conoscono e lo preparano da appena nati. In ogni caso Sandro e Daniele sono d’accordo: la pesca turistica è una opportunità per tutti, un modo diverso di vivere il mare e le vacanze marine. Non è necessariamente un offerta per i soli appassionati esperti. “Io spero che questa attività possa essere realizzata in modo completo, ci serve per vivere meglio, ma anche per valorizzare il territorio dove viviamo, per sistemarlo e curarlo”. Daniele, con la cassetta del pescato in mano sorride: “neanche il gasolio utilizzato, recuperiamo, con questi”. Però sono state ore affascinanti, salutari e ricche, perché è così ogni volta che si crea una amicizia.