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Primiero si confronta su “Profughi di ieri, Profughi di oggi”

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Una serata per conoscere, ricordare, riflettere su un tema di grande impatto attuale ma con radici profonde nel passato

di Liliana Cerqueni

Primiero (Trento) – Un’occasione per ricollocare la figura del ‘profugo’ all’interno di un quadro storico generale, comparandola con ciò a cui assistiamo nel nostro presente. Dobbiamo ricordare, e non ne possiamo fare a meno, che questo termine nasce 100 anni fa, in piena Guerra Mondiale, quando i rifugiati partivano dal Trentino, Veneto, Friuli e molti altri territori, sfollati dalle loro terre e dalle loro case per propria decisione o obbligati a farlo.

“Profughi di ieri e di oggi”, è l’incontro che si è svolto nei giorni scorsi in valle, organizzato dall’Associazione traME e Terra con la Biblioteca Intercomunale di Primiero, con la presenza di Quinto Antonelli e Stefano Bleggi come relatori.

La guerra di ieri

Era la guerra, così come le guerre di oggi e si assisteva al triste esodo in numeri massicci di interi nuclei familiari, paesi, regioni a ridosso del fronte, che spopolavano terre e sradicavano dal proprio habitat.

75.000 trentini, 150.000 friulani delle valli dell’Isonzo e del Carso convogliati verso Boemia e Moravia; 632.000 sudditi italiani furono costretti a lasciare le province di Udine, Belluno, Vicenza, Treviso per essere collocati in modo sparso su altri territori interni o all’estero.

In Europa, 1.000.000 di Belgi si rifugiarono nei Paesi Bassi e in Serbia un terzo della popolazione dovette lasciare definitivamente le proprie case e i propri territori. Un bilancio molto significativo in termini di sfollati e rifugiati, quello della prima Guerra Mondiale.

Un’immagine che acquista ancora più significato se si considera il fenomeno attuale. La Storia continua: si scappa dalla fame, dalle carestie, dalla guerra ora come allora anche se il quadro attuale differisce per modalità, impatto e conseguenze.

Le rotte di oggi

I migranti percorrono la rotta dei Balcani (attualmente interrotta per le barriere che molti Stati, come Ungheria, hanno eretto) e la rotta del Mediterraneo per approdare in Europa. Ogni minuto 24 persone migrano: il 51% sono minori (per legge inespellibili), il 54% provengono dalla Siria, Afghanistan e Somalia.

La Germania risulta essere il Paese più richiesto dai migranti e su 150.000 approdi in Italia, solo 70.000 sono rimasti sul nostro territorio. I richiedenti asilo vengono inseriti in un programma di ricollocamento, sceglieranno il Paese dove poter andare e la loro richiesta verrà valutata nell’arco dei 4-8 mesi in attesa del consenso del Paese richiesto.

Dove trascorreranno questo periodo?

Nel 1915 i Barackenlager austriaci fornivano rifugio agli sfollati tra disagi e difficoltà; oggi i campi profughi accolgono i rifugiati superando spesso la soglia numerica prevista (l’esempio del comune veneto di Cona, poco più di 2.000 abitanti e un centro accoglienza con 1400 richiedenti asilo).

Un sottile filo rosso, dunque, che lega la storia di popoli ed epoche diverse, che dovrebbe rammentarci la nostra stessa storia. Qualcuno ha ricordato “quando eravamo noi i siriani…”

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