Numero scheda:48
Data compilazione: 30 novembre 2000
Compilatore: Sara Comunello
Autore: Batoni Pompeo
Ambito Culturale:
Titolo:
Soggetto: Venere riceve da Vulcano le armi per il figlio Enea
Tecnica: Olio su tela
Dimensione (l x h x p) in cm: 115 x 115,5
Cronologia Generica: XVIII secolo, metà
Cronologia Specifica:
Descrizione: L’opera rappresenta Vulcano seduto all’interno della sua fucina, colto nell’atto di consegnare a Venere, alle sue spalle, protesa verso di lui, le armi per il figlio Enea. Sulla destra Cupido ed un altro bambino giocano con l’elmo forgiato appositamente per l’eroe.
Iscrizione Firme:
Stemmi emblemi marchi:
Provenienza acquisizioni: Proprietà Bruno Berti
Data acquisizione: 1974
Tipo acquisizione: Acquisto
Luogo acquisizione: Venezia
Collocazione generica attuale: Sede principale
Collocazione specifica attuale: VIII piano
Collocazione originaria: Hotel Trento
Note e osservazioni: L’opera venne acquistata nel 1974 da Bruno Berti tramite Egidio Martini, il quale in una perizia datata 12 dicembre 1973, seguita poi da un’altra firmata Pilo, direttore dei musei civici di Pordenone, attribuiva il dipinto a Pompeo Batoni (1708-1787). Il soggetto che i due studiosi indicavano era quello di “Teti riceve da Vulcano le armi per il figlio Achille”; l’iconografia di questo episodio infatti non si discosta molto da quella di “Venere riceve da Vulcano le armi per il figlio Enea” se non per il marginale dettaglio della presenza di Cupido, il piccolo messaggero che nel nostro dipinto è ritratto nell’atto di giocare con l’elmo e che quindi inequivocabilmente caratterizza il soggetto. La tela è stata altresì datata alla metà del XVIII secolo, al periodo in cui Batoni, assimilando le idee dell’ambiente romano, si accostava alle teorie neoclassiche conservando però un linguaggio vivo e ricco, sua precisa peculiarità. Nel dipinto risaltano infatti la compostezza formale delle figure illuminate da una luce crepuscolare che modula i corpi e al contempo enfatizza il colore rosso dell’abito di Venere a contatto con il delicato incarnato, e la finezza, derivata dalla conoscenza di opere fiamminghe e danesi dell’epoca, nella descrizione degli arnesi colpiti dai bagliori di luce prodotti dal fuoco. Il dipinto si accosta quindi ad analoghe soluzioni presenti nei dipinti di ispirazione eneide-virgiliana della fine degli anni Quaranta come “Achille alla corte di Licomede”, datato 1746 presente a Firenze agli Uffizi, di cui osserviamo l’analogo trattamento della luce, e soprattutto “Prometeo plasma l’uomo con l’argilla” della collezione conte Piero Minutoli-Tegrimi datata 1743, in cui i lineamenti del viso, il panneggiare degli abiti, nonché la posizione di Prometeo, collocano le due tele in stretta relazione.
Stato conservazione: Buono
Indicazioni specifiche stato conservazione: Cadute di colore nella zona inferiore sinistra
Indicazioni di tutela:
Restauri pregressi:
Riferimenti archivistici: Archivio Collezione d’Arte ITAS 1, Cartella “1973 Quadri Proposte Acquisti Egidio Martini” Archivio Collezione d’Arte ITAS 3 Archivio Collezione d’Arte ITAS 1, Cartella “1974 Quadri Proposte Acquisti”
Riferimenti bibliografici:
Mostre:
Documenti Mostre:
Aggiornamenti: –
Tipo ripresa: Diapositiva 6×7
Dove Originale: Album 01
Autore Fotografia: Paolo Calzà
Scansione eseguita da: AgF Bernardinatti Foto