L’altoatesino festeggia il suo ottantesimo in compagnia della moglie Diane in una baita. Messner è stato il primo uomo a scalare tutti le 14 vette oltre gli ottomila metri e in più senza l’ausilio delle bombole d’ossigeno
di GianAngelo Pistoia
NordEst – Il 17 settembre 2024 Reinhold Messner compie 80 anni. “Compio 80 anni, è un dato di fatto con il quale posso vivere benissimo. Non c’è altro da aggiungere”, taglia corto Reinhold Messner con il suo tipico pragmatismo che lo ha accompagnato per tutta la vita sulle montagna più alte del mondo e attraverso i grandi deserti di ghiaccio e di sabbia. Nonostante abbia un’età in cui gli acciacchi si sentono, non è mai rimasto inattivo. Il suo mantra è «venire a patti con l’età va bene, ma arrendersi mai». Prova ne sia la sua agenda ancora fitta di impegni. Messner è stato il primo uomo a scalare tutti le 14 vette oltre gli ottomila metri e in più senza l’ausilio delle bombole d’ossigeno.
È reduce con Diane Schumacher, sua terza moglie sposata il 28 maggio 2021, da una lunga tournée in Germania, Austria e Svizzera per promuovere il loro libro scritto a quattro mani dal titolo “Sinnbilder: Verzicht als Inspiration für ein gelingendes Leben” (2022 – S. Fischer Verlag GmbH) e già sta pianificando i suoi “business culturali” per i prossimi mesi e per gli anni a venire.
Questo eclettico “montanaro” altoatesino, unanimemente considerato uno dei più importanti e carismatici alpinisti di tutti i tempi è ancora un vulcano di idee e di progetti a valenza soprattutto culturale. Uscirà infatti il 29 agosto un nuovo suo libro autobiografico “Gegen Wind” (“Vento contrario”) edito da “Malik Verlag”.
La “quarta di copertina” recita: «Uno, se non la costante, nella vita di Reinhold Messner è il vento contrario: sia durante i forti temporali sulla rotta verso il Polo Sud con Arved Fuchs o con suo fratello Hubert sulle distese ghiacciate della Groenlandia, sia da solo mentre monta una tenda o sui sentieri più impervi delle montagne. Ma soprattutto nel mondo civilizzato, dove le sue imprese hanno talvolta dato adito a polemiche e dibattiti anche accesi. Già da giovane alpinista venne più volte screditato. Ha ripetutamente sperimentato l’ostilità come individualista supponente, autore di libri e creatore di musei. A ottant’anni, Reinhold Messner riflette su amicizie e intrighi, alpinismo, momenti salienti e battute d’arresto personali. È conscio che i venti contrari facciano crescere le ali alle persone coinvolte e favoriscano l’avverarsi dei sogni anche in età avanzata». Della stessa opinione è anche sua moglie Diane Schumacher che afferma: «I venti contrari lo hanno spronato. Come amano spiegarlo i tibetani, prima bisogna morire per vivere! Questo è esattamente ciò che pensa Reinhold».
Ed è con l’ausilio di Diane Schumacher che Reinhold Messner è determinato a continuare almeno per ancora alcuni anni l’avventura “Final Expedition” – più volte interrotta per altri impegni culturali improcrastinabili – nelle vesti di conferenziere, keynote speaker e regista cinematografico in giro per il mondo. È lo stesso Reinhold Messner che spiega perché quattro anni fa ha costituito con la moglie a Monaco di Baviera in Germania la “Messner Mountain Heritage” e gli obiettivi che auspica possano essere raggiunti con “Final Expedition”.
«Anzitutto desidero rimarcare che Diane è la “ceo” della “Messner Mountain Heritage”. Lei dirige la società e sovraintende l’intera organizzazione della “Final Expedition”. Era ed è importante per entrambi costruire qualcosa di nostro – puntualizza Reinhold Messner e aggiunge – le montagne più alte del mondo oggi sono diventate meta del turismo di massa. Organizzazioni turistiche fondate da sherpa accompagnano a caro prezzo turisti da tutto il mondo fino in vetta all’Everest. Questo non è l’alpinismo sostenibile e rispettoso della montagna immaginato dai padri di questa disciplina e dai nostri avi. L’obiettivo della società è proprio quello di fermare questa deriva e mettere in discussione il modello della corsa al turismo di massa sulle montagne più alte del mondo, della mercificazione dei paesaggi alpini e della crescente domesticazione degli ambienti naturali ancora “wild”.
Ad esempio, prima dell’inizio della stagione estiva gli sherpa salgono in quota e attrezzano il percorso di salita agli Ottomila con corde fisse, scale e passerelle. In questo modo rendono questo ambiente, altrimenti estremo, accessibile anche a coloro che non potrebbero arrivarci grazie alle sole proprie forze o all’abilità tecnica.
Una visione decisamente poco in linea con la mia. Da sempre sono abituato a lavorare nel “qui e ora”, con le risorse disponibili al momento: sempre pronto ad arrivare al mio limite, ma al contempo anche capace di rinunciare all’obiettivo se qualcosa minaccia di andare storto. L’idea di sostenibilità che promuovo è anche una ricetta per la felicità. Nel momento in cui sei concentrato a realizzare qualcosa di positivo non hai tempo per chiederti se sei felice. E allo stesso tempo, ogni attimo rubato alla realizzazione del tuo sogno, ogni momento lontano dal “qui e ora” ti allontana dall’obiettivo. Quindi continuare a portare avanti un modello sostenibile per sé, per gli altri e soprattutto per l’ambiente, è anche un modo per cercare e trovare la felicità.
“Final Expedition” sarà probabilmente il mio ultimo tour mondiale. Questa volta non scalerò montagne, non attraverserò deserti e lande ghiacciate ed inospitali bensì incontrerò la gente in accoglienti strutture culturali sparse nei cinque continenti. Quelle che farò saranno delle conferenze atipiche. Ho intenzione di soffermarmi marginalmente sulla mia vita e di raccontare invece, con dovizia di particolari, l’“alpinismo “tradizionale” in incontri aperti al pubblico, in discussioni con alpinisti del luogo e con esperti dell’ambiente montano, in proiezioni di film sulla montagna e pure di miei docu-film. Vorrei comunicare alla gente che interloquirà con me solamente la mia esperienza, non però come un prete che predica – non sono infatti depositario della verità – ma, in ambito alpino, credo di avere un discreto bagaglio di conoscenze che desidererei condividere con il pubblico.
“Final Expedition” era iniziata prima della pandemia con alcune tappe in Australia, in Nuova Zelanda e in Russia. L’emergenza sanitaria ha interrotto la tournée per alcuni anni. Nel settembre del 2022 il tour è ripartito dal “Cankarjev Dom” di Lubiana in Slovenia. Desidero ringraziare mia moglie Diane – la mia attuale compagna di cordata – per l’impegno profuso nell’organizzare questo evento culturale che per me è molto importante. Probabilmente come “personaggio pubblico” sarà l’ultima volta che visiterò così tante località del Mondo con culture differenti ma tutte accomunate dal rispetto verso la natura e la sua biodiversità all’interno di ecosistemi complessi.
Con “Final Expedition” mi occuperò quindi dell’eredità dell’alpinismo dalla fine dell’Ottocento ai tempi nostri e del rapporto tra uomo, natura e montagna. Grazie a questo ciclo di conferenze atipiche vorrei lasciare una traccia di quello che era ed è “l’alpinismo tradizionale”. Se ce la farò oppure no, non lo so ancora. Auspico però di riuscire a cambiare ancora una volta il mondo dell’alpinismo». Una traccia duratura della sua filosofia di vita comunque Reinhold Messner è già riuscito a imprimerla in Alto Adige, nella provincia di Belluno e perfino in Nepal con i progetti culturali “Messner Mountain Museum” e “Messner Mountain Heritage”. Concepito da Reinhold Messner – ed ora coordinato e gestito dalla figlia Magdalena – il “Messner Mountain Museum” è un museo diffuso composto da sei sedi, ognuna dedicata a un tema specifico.
Il cuore del circuito è rappresentato da Castel Firmiano, nei pressi di Bolzano, e dall’omonimo “MMM Firmian” dedicato alle grandi ascensioni e ai processi di formazione e di erosione delle montagne; il mito e la sacralità della montagna sono invece i temi attorno a cui ruota il “MMM Juval” in val Venosta; il “MMM Ortles”, a Solda, racconta il mondo dei ghiacciai; il “MMM Dolomites”, sul Monte Rite nel Cadore, avvicina i visitatori all’elemento roccia e all’alpinismo dolomitico; il “MMM Ripa”, allestito nel castello di Brunico, è incentrato sulla vita e sulle tradizioni dei popoli di montagna. Il sesto museo nel circuito “Messner Mountain Museum” in ordine di tempo è il “MMM Corones” di Plan de Corones, tra la val Pusteria e la val Badia ed è dedicato all’alpinismo tradizionale, disciplina che ha plasmato ed è stata plasmata in maniera decisiva da Reinhold Messner.
Il “Messner Mountain Museum” non è una semplice raccolta di oggetti né un museo di scienze naturali, ma piuttosto un percorso interdisciplinare dedicato alla montagna. Composto di sei sedi, ognuna ubicata in un particolare contesto di grade interesse storico e geografico, è un’importante attrazione turistica per l’Alto Adige e il Bellunese e un polo culturale e tematico unico al mondo. «Questo circuito museale lo considero il mio quindicesimo Ottomila.
Con i musei non rischio la vita, al massimo il fallimento economico – ha puntualizzato con ironia Reinhold Messner in un’intervista – dopo una vita vissuta tra le pareti dolomitiche, sulle più alte cime del globo terrestre e poi in cammino nei vasti deserti di sabbia e di ghiaccio, ho voluto raccogliere l’eredità delle mie esperienze. Desidero raccontare ciò che ho vissuto ai margini estremi del mondo e presentare coloro che hanno condiviso con me momenti di paura, talvolta di disperazione ed infine quell’euforia del ritorno, la rinascita. Tornando da mondi ostili non abbiamo altro che le nostre esperienze. Pertanto, alla fine di ogni viaggio ai confini delle nostre possibilità, quando rientriamo fra la gente, ci rimane la vita salvata, la nostra, da riempire nuovamente di sfide, di obiettivi, di nuovi impegni.
Uno di questi impegni impellenti è stata per me la realizzazione in Italia dei “Messner Mountain Museum” ed anche la creazione, per valorizzare la cultura sherpa, insieme a Diane e all’amico sherpa Lhakpa Sonam del “Sherpa Himal Museum” inaugurato a Namche Bazaar in Nepal il 29 maggio 2023, a settant’anni esatti dalla prima ascensione sull’Everest compiuta da Edmund Hillary e Tenzing Norgay. Quest’ultimo museo è incluso nel “Messner Mountain Heritage”, un progetto avviato nel 2020 con la mia attuale consorte per trasmettere l’eredità dell’alpinismo tradizionale e anche le mie idee alle nuove generazioni».
Sarà inclusa nel circuito dei “Messner Mountain Heritage” – e non in quello dei “Messner Mountain Museum” come era stato invece ventilato in una conferenza stampa nel 2023 – anche la nuova struttura museale ideata da Reinhold Messner e in corso di realizzazione sul monte Elmo, nelle Dolomiti di Sesto in Alto Adige.
Se il cronoprogramma dei lavori sarà rispettato il nuovo museo dovrebbe essere inaugurato entro quest’anno, come si evince anche dai banner promozionali in inglese esposti davanti al cantiere che recitano: “Ready for more . Opening Fall 2024”, “Pronti per una novità. Apertura nell’autunno 2024”. Guardando attentamente gli striscioni si nota, oltre alla faccia imperturbabile di Reinhold Messner, un piccolo ma significativo particolare: al posto del logo dei “MMM – Messner Mountain Museum” appare invece quello dei “MMH – Messner Mountain Heritage”. La frase sibillina e il nuovo logo attestano che qualcosa di significativo è successo in “casa Messner”. È lo stesso Reinhold Messner in alcune recenti interviste, rilasciate a importanti media nazionali e esteri, che spiega gli antefatti che hanno incrinato i rapporti con i suoi quattro figli: Layla (figlia della compagna canadese Nena Holguin), e poi Magdalena Maria, Gesar Simon e Anna, nati dall’unione con la seconda moglie, la tedesca Sabine Stehle. Tensioni scaturite con delle liti in famiglia causate da questioni ereditarie e forse anche dall’aver sposato nel 2021 in terze nozze Diane Schumacher.
A questo proposito Reinhold Messner ha precisato: «Diane ed io siamo complementari. È l’unica che può portare avanti la mia eredità spirituale in futuro, è lei il mio punto di riferimento. I miei figli invece mi hanno deluso, io non ho ereditato nulla dai miei genitori e ne sono felice, non c’era altro che rispetto e gratitudine. Eravamo una grande famiglia, molti fratelli e sorelle, e ci siamo presi cura dei nostri genitori anche in età avanzata. Nel momento in cui ho distribuito la mia eredità materiale ai figli e alla moglie la famiglia si è spezzata».
È quindi probabile che quando il museo sul Monte Elmo sarà inaugurato si assisterà a un’inedita contrapposizione tra i “Messner Mountain Museum” e i “Messner Mountain Heritage”. Lo scontro tra due gruppi concorrenti di musei all’interno della stessa famiglia rischia però di nuocere all’immagine e alla promozione turistica della Provincia di Bolzano, che negli ultimi decenni ha finanziato con ingenti risorse le iniziative di Reinhold Messner.
Diatribe familiari a parte, sono quasi conclusi i lavori per la riqualificazione in museo della dismessa stazione della funivia sul monte Elmo nel comprensorio sciistico delle “3 Cime/3 Zinnen Dolomiti” nella zona di Sesto Pusteria promossi dalla “3 Zinnen Spa” e diretti dall’architetto Ulla Hell di “Plasma Studio”. Così l’architetto ha descritto, circa otto mesi fa, l’iter progettuale: «Il “MMH” converte e ridà vita alla vecchia stazione a monte della funivia sul monte Elmo di Sesto.
Per evitare gli oneri della demolizione, l’edificio tecnico, esteticamente sofisticato, sarà utilizzato in futuro come spazio museale. Il percorso attraverso il nuovo museo renderà accessibili ai visitatori i settori della vecchia stazione della funivia importanti e sorprendenti dal punto di vista tecnico. I belvederi, già esistenti sui monti circostanti, saranno allestiti in modo da integrare la narrazione museale, nella quale le Dolomiti occupano un ruolo centrale. Lo sviluppo del progetto mira innanzitutto al mantenimento della struttura tecnica, per preservarne le caratteristiche monumentali originali.
Oltre ai rinforzi strutturali, verranno aggiunti componenti termici necessari per la nuova delimitazione degli spazi, ad esempio una vetrata panoramica con vista sulle montagne attigue. Nel rispetto dei principi dell’“upcycling” e del “recycling”, i componenti danneggiati verranno riutilizzati il più possibile per limitare gli interventi di demolizione e rimozione definitiva. Il nuovo utilizzo della struttura tecnica come spazio espositivo dovrebbe comunque garantire la conservazione del suo stile grezzo e funzionale. Tuttavia, il progetto ha anche lo scopo di rendere il contesto museale il più silenzioso possibile, nonostante la presenza di numerosi meccanismi essenziali al funzionamento della funivia.
La struttura dovrebbe essere bene integrata nella topografia circostante, con il volume principale della vecchia stazione posizionato visivamente in primo piano. I piccoli abbaini presenti sul tetto saranno rimossi e sostituiti con un tetto panoramico spazioso e accessibile al pubblico. Gli obiettivi chiave del progetto “MMH” sul Monte Elmo sono l’utilizzo continuativo di un edificio tecnico esistente in seguito a “upcycling” finalizzato alla conversione in spazio museale e l’integrazione nella topografia adiacente. L’intero processo mira al compromesso tra “il minor cambiamento possibile e tutti gli interventi necessari” senza rinunciare ad un linguaggio architettonico assertivo».
L’uscita del suo nuovo libro “Gegen Wind”, la continuazione del tour “Final Expedition”, l’imminente inaugurazione del “Messner Mountain Heritage” sul monte Elmo in Alto Adige queste sono le iniziativi culturali più importanti a cui Reinhold Messner dedica tempo ed energie in questo mese a ridosso del suo ottantesimo compleanno.