I territori al centro, messi nella condizione di valorizzare pienamente le proprie vocazioni e di sviluppare le necessarie sinergie
Trento – Un approccio più “orizzontale”, dunque, che, fatto salvo il potere di indirizzo e di definizione delle linee generali dello sviluppo provinciale in capo alla Provincia autonoma, consente ai Comuni e alle Comunità di far emergere bisogni e progettualità, privilegiando un approccio sovracomunale, che guarda alla semplificazione burocratica e ad una maggiore razionalizzazione nella gestione dei servizi.
Questa, in breve sintesi, la filosofia di fondo del nuovo disegno di legge sulle Autonomie, condivisa dal presidente Ugo Rossi e dall’assessore alla coesione territoriale, urbanistica ed enti locali Carlo Daldoss. I contenuti fondamentali del ddl, approvato oggi dalla Giunta provinciale al termine di un ampio confronto in seno alla maggioranza sono: il passaggio dalla modalità di elezione diretta delle Comunità di valle a quella di secondo grado, con mantenimento di un ruolo politico, attraverso un corpo di “grandi elettori” nominati dai consigli comunali; la gestione, obbligatoriamente in forma associata per i comuni al di sotto di una soglia dimensionale minima (5.000 abitanti la proposta contenuta nel disegno di legge), dei servizi comunali, al fine di coniugarne efficienza ed economicità; gli incentivi alle fusioni fra Comuni, salvaguardando tuttavia le identità locali, e guardando in prospettiva ad un eventuale superamento delle Comunità stesse; l’individuazione, a questo scopo, delle “aree geografiche”, per favorire i processi di fusione/accorpamento dei Comuni in un Comune Unico, detentore delle competenze prima gestite dalla Comunità di riferimento, pur in una logica di mantenimento della identità complessiva della Comunità (a questa fattispecie potrebbe accedere già oggi il Comune di Rovereto).
Sul versante della finanza locale, infine, il ddl rende i Comuni autonomi per la parte corrente, con l’introduzione di un fondo per riequilibrare le entrate dei Comuni con meno risorse, definito su base territoriale. Al tempo stesso si inverte il rapporto tra investimenti decisi dalle singole amministrazioni comunali e investimenti decisi dai Comuni nell’ambito della Comunità, assicurando così una scelta degli investimenti più strategica e in linea con il Piano territoriale.
E’ approdato dunque stamani in Giunta provinciale per il relativo via libera il disegno di legge oggetto negli ultimi giorni di un ampio confronto in seno alla maggioranza. La proposta approvata oggi contiene novità importanti, che vanno nella direzione di coniugare la salvaguardia delle identità territoriali e delle loro vocazioni, l’efficienza dei servizi erogati e la necessità di una gestione sempre più efficiente e oculata delle risorse disponibili.
Per quanto riguarda la modalità di elezione del presidente e dei rappresentanti delle Comunità di Valle, si passa da quella diretta, da parte della popolazione residente, a quella di secondo grado, che fa capo ad un corpo di “grandi elettori” (un po’ sul modello americano) composto da alcuni sindaci e consiglieri eletti dai consigli comunali interessati, tenuto conto delle diverse dimensioni di ciascun Comune (per cui ad esempio Pergine o Cles eleggeranno un numero di “grandi elettori” maggiore rispetto ai Comuni più piccoli della propria Comunità di riferimento). L’elettorato passivo sarà invece aperto a tutti: ogni cittadino, cioè, potrà essere eletto nelle Assemblee delle Comunità di valle, indipendentemente dal fatto di ricoprire o meno una carica istituzionale.
Il ruolo del presidente della Comunità sarà incompatibile con la carica di sindaco e di consigliere, garantendo quindi la terzietà e la “sovracomunalità” di questa carica. Infine, viene ridotto sensibilmente il numero componenti dell’Assemblea, da un minimo di 10 a un massimo di 22, contro il tetto massimo di 98 del regime precedente: un aspetto questo che attiene alla semplificazione e alla maggiore operatività di questi organismi.
La riforma poggia su un altro pilastro: si è disgiunta la gestione dei servizi rispetto a quella delle competenze affidate dalla Provincia alle Comunità. Le gestioni associate passano dal livello della Comunità a quello di ambito: in pratica sotto una soglia di 5.000 abitanti, per tutto ciò che riguarda gli aspetti gestionali dei servizi (dai tributi agli uffici tecnici all’informatica) sarà obbligatoria, da parte dei Comuni, una gestione in forma associata. Il disegno sotteso è quello di un Trentino che nei prossimi anni dovrà avere Comuni e Comunità più forti e coese, guardando persino, in prospettiva, al superamento della stessa dimensione della Comunità di valle. Risponde a questo scopo la previsione di incentivi alle fusioni, al fine di superare l’eccessiva frammentazione delle gestioni pur mantenendo l’identità delle municipalità. Non solo: il ddl prevede la possibilità, per la Provincia, d’intesa con il Consiglio delle Autonomie, e su proposta dei Comuni, di ripartire il territorio della Comunità in aree geografiche.
In prospettiva, se i Comuni appartenenti alla medesima area geografica si associano, il nuovo Comune scaturito da questo processo diventerebbe Comune Unico o Comune-Comunità e potrebbe gestire di fatto le competenze prima assegnate alla Comunità di riferimento. Va da sé che tutti i Comuni di una Comunità di Valle si fondessero in uno o se tutto il territorio di una Comunità risultasse suddiviso in un certo numero di aree geografiche facenti riferimento ognuna ad un Comune Unico la Comunità si scioglierebbe. Al momento questa fattispecie riguarda solo Rovereto, in quanto Comune sopra la soglia dei 30000 abitanti: la proposta è che il Comune, se ne fa richiesta, possa assumere una serie di gestioni di servizi che di fatto già gestiva quando era Comprensorio. A questa autonomia gestionale farebbe da contraltare però ancora un raccordo con la Comunità della Vallagarina per le funzioni pianificatorie..
L’aspetto più importante della nuova architettura che la riforma va delineando, tuttavia, come sottolineato nella discussione in Giunta dal presidente Rossi e dall’assessore Daldoss, rimane quello del rapporto fra territori e Provincia. Nella nuova proposta si passa da una visione verticale a una orizzontale di questa complessa relazione, nella quale il territorio, assieme alla Provincia, individua gli investimenti necessari e prioritari che poi saranno oggetto dei relativi finanziamenti.
Conferenza Giunta provinciale del 29 settembre 2014
Conferenza Giunta provinciale del 29 settembre 2014
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