Concluso il progetto di potenziamento della telemedicina, cofinanziato con i Fondi di confine. Acquistati mezzi e strumentazioni per la diagnostica a domicilio: investimento da 1,6 milioni di euro
Belluno – Medicina di territorio, ma sempre più diffusa anche in montagna. È quanto si propone il progetto di potenziamento della telemedicina nel Bellunese. Iniziativa strategica cofinanziata dai Fondi Comuni confinanti e dall’Ulss 1 Dolomiti in una sinergia che ha portato all’acquisto di mezzi e strumentazioni all’avanguardia. Il progetto, avviato nel corso del 2021 con la stipula della convenzione tra Provincia e azienda sanitaria, si è concluso in questi giorni, con il pagamento del saldo finale da parte di Palazzo Piloni.
“Potenziamento della telemedicina e delle attività di screening sul territorio”
Il progetto valeva circa 1,6 milioni di euro, di cui 1.120.000 euro finanziati dal Fondo Comuni confinanti a valere sulla quota di progetti strategici a regia provinciale (il resto invece era a carico dell’Ulss 1 Dolomiti). Con le risorse a disposizione, sono state acquistate diverse tipologie di strumentazioni, tutte finalizzate a migliorare e potenziare la telemedicina e la diagnostica al di fuori delle strutture ospedaliere.
Nuovi mezzi e strumentazione innovativa
In particolare, 3 veicoli dedicati alla radiologia domiciliare, opportunamente attrezzati e altrettanti mezzi più robusti idonei allo spostamento in condizioni climatiche e stradali difficoltose per potenziare l’attività di prevenzione (vaccinazioni e screening) sul territorio; nuovi sistemi di protezione firewall per alzare il livello di protezione dei sistemi aziendali e aumentare le prestazioni per permettere l’utilizzo di videochiamate tra operatori sanitari e pazienti, la trasmissione di tracciati, immagini e monitoraggi di parametri dal territorio verso i reparti ospedalieri e i medici di medicina generale; 11 server per potenziare l’infrastruttura centrale di virtualizzazione così da permettere l’archiviazione e l’analisi di dati e parametri clinici; 5 sistemi di diagnostica radiologica domiciliare (apparecchiature portatali che permettono l’esecuzione dell’indagine al domicilio del paziente); 5 monitor defibrillatori per uso extraospedaliero, assegnati ai Pronto Soccorso di Belluno, Feltre, Agordo, Pieve di Cadore e al Suem (tramite tali apparecchiature è possibile inviare via smartphone il tracciato al cardiologo di guardia); 4 retinografi all’interno del progetto di teleoculistica; 30 notebook assegnati ai medici sul territorio per controlli, visite e colloqui in videoconferenza; 30 pc con relative stampanti per permettere un potenziamento della telemedicina nelle postazioni di lavoro nei reparti e negli ambulatori medici, e 65 pc per attivare funzionalità evolute di telemedicina nei reparti di cardiologia e dialisi. Inoltre, all’interno del progetto sono stati attivati i sistemi di teledialisi extraospedaliera integrati, la piattaforma di telemonitoraggio dei pazienti con dispositivi cardiaci impiantati, e il sistema di diagnostica funzionale e respiratoria composto da due sistemi centrali nelle pneumologie di Belluno e Feltre, due spirometri in rete nelle sedi di Pieve di Cadore e Agordo e 5 spirometri portatili da utilizzare sul territorio.
La sanità in montagna
«Con questo progetto, quanto mai strategico per il nostro territorio, viene rafforzata la presenza della sanità in territori non facilmente raggiungibili e pertanto di difficile gestione. È un tema di sicurezza e di servizio che vede nella sinergia tra Fcc, Ulss e Provincia un modello vincente» le parole del presidente della Provincia.
«Ringrazio il Fondo Comuni confinanti e la Provincia per questo investimento lungimirante. La telemedicina ci permette di portare i servizi vicino alle persone, riducendo gli spostamenti e facendo risparmiare tempo – commenta il commissario dell’Ulss Dolomiti Giuseppe Dal Ben – l’Ulss Dolomiti è impegnata nel costruire una medicina di prossimità, combinando le opportunità fornite dalla tecnologia, con le innovazioni nei percorsi di presa in carico e con il lavoro di rete con i partner istituzionali a favore di chi ogni giorno vive la montagna o la sceglie per le vacanze. Ci piace parlare di “tecnologia umana” perché utilizziamo sistemi che favoriscono lo scambio tra persone, senza tralasciare, anzi magnificando, gli aspetti di umanizzazione».