Fenalt (Federazione Autonoma Lavoratori del Trentino) esprime rammarico e delusione per i pareri espressi dal Ministero della Sanità e dall’Avvocatura di Stato e sollecita l’Assessorato provinciale alla sanità a valutarne attentamente gli effetti. In merito alla sospensione dei sanitari non vaccinati ma guariti dal Covid è in programma un incontro con la Commissione Salute delle Regioni e Province autonome il prossimo primo marzo
Trento – “La bufera pandemica si sta attenuando – scrive Roberto Moser, vice segretario Fenalt Trentino, in una nota – ma se negli ospedali la tensione cala, perché diminuiscono ricoveri e terapie intensive, cresce invece l’insoddisfazione per le conseguenze giuridiche provocate dal rigore delle misure di contenimento.
Da problema medico-sanitario il Covid è ormai destinato a trasformarsi in una questione burocratica-amministrativa. Il Ministero della Salute e l’Avvocatura di Stato hanno bocciato la via trentina per il ritorno alla normalità: le figure professionali per le quali vige l’obbligo vaccinale non possono essere riammesse al lavoro se guarite dal Covid. Devono rimanere sospese, perché inadempienti alla norma.
La decisione che stabilisce l’inabilità al lavoro degli operatori guariti, ma soggetti
ad obbligo vaccinale – continua la Fenalt –, appare francamente una forma di accanimento ideologico, del tutto indifferente al mutato scenario pandemico e ai diritti dei lavoratori”, evidenzia Roberto Moser, vice segretario generale Fenalt e
responsabile area Apsp.
Fenalt esprime preoccupazione non solo per l’effetto discriminatorio che tale decisione comporta, ma anche per le ripercussioni organizzative che essa avrà sui luoghi di lavoro, in particolare in sanità, aggravando la già cronica carenza di personale.
“Ovviamente – prosegue Roberto Moser – queste decisioni finiscono per ripercuotersi sui livelli di assistenza col rischio di una nuova emergenza sanitaria, scatenata questa volta non da Covid, ma da eccesso di burocrazia, un male ù molto più sottile da combattere e per il quale non esistono ancora vaccini”.
Fenalt auspica una riflessione seria da parte dell’Assessorato provinciale alla sanità, che tenga conto sia della necessità di tutelare la qualità dell’assistenza agli ospiti della sanità e delle case di riposo sia del diritto dei lavoratori attualmente in servizio di poter tornare ad un normale svolgimento dell’attività lavorativa.
“Non credo sia troppo chiedere – conclude Moser – di poter programmare le ferie, i turni e i riposi senza dover fronteggiare nuove emergenze dopo due anni passati in trincea. Non possiamo non considerare gli effetti di tali decisioni sugli operatori, sul clima nei luoghi di lavoro e sull’assistenza. Sarebbe – conclude la nota – un’inaccettabile miopia”.
Incontro il primo marzo
Sulla questione interviene anche l’assessore provinciale alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, Stefania Segnana, evidenziando che: “Il Trentino, come altre regioni italiane, ha riammesso al lavoro i sanitari non vaccinati ma guariti dal Covid.
La linea che è stata condivisa – conclude l’assessore – è quella di portare l’argomento prima all’attenzione della Commissione Salute, quindi a quella del ministro degli affari regionali e delle autonomie Mariastella Gelmini, nell’ambito dei lavori della Conferenza Stato Regioni, per capire come procedere”.
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