"Stiamo parlando di 400 mila prodotti importati da una azienda trentina che opera sul mercato da 40 anni, con oltre venti dipendenti e cinque milioni di fatturato sui quali paga le tasse – aggiunge il legale -. Si tratta insomma di una azienda radicata perfettamente sul territorio italiano e specializzata nel commercio di oggettistica, souvenir e collezione".
"Molti pezzi considerati giocattoli sono in realtà oggetti da collezione o folcloristici – chiarisce Bondi – e quindi esclusi dalla normativa sui giocattoli, che prevede il rispetto di specifici parametri".
"Per altri 600mila pezzi, realmente giocattoli – prosegue l’avvocato Bondi – vi è un’ipotesi amministrativa di mancata etichettatura aspetto che è già all’esame della Camera di Commercio di Trento sia perché l’etichettatura c’era sia perché non erano posti in vendita ma immagazzinati per una successiva lavorazione prima della loro messa in commercio. E’ come se la Finanza avesse sequestrato delle vetture nei piazzali di uno stabilimento Fiat perché prive di targa".