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Serrande abbassate in molte Famiglie cooperative del Trentino per sciopero

Mobilitazione, indetta da Filcams, Fisascat e Uiltucs. Il corteo ha raggiunto la Federazione che decide di riaprire la trattativa. Per i sindacati chiuso il 70 per cento dei punti vendita. Solo il 30 per la Federazione

Dipendenti delle Famiglie cooperative in sciopero (foto uil tn)

 

Trento – Corteo in centro a Trento, fino alla sede della Federazione. I lavoratori hanno protestato per la disdetta del contratto integrativo provinciale, novità che ha comportato la perdita di 120 euro netti al mese in busta paga. Quasi 1.900 i dipendenti interessati.

Nella giornata dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori delle famiglie cooperative le posizioni tra Cooperazione e sindacati restano distanti. Unico punto di avanzamento è che la protesta di oggi, a cui ha aderito circa il 70 per cento dei punti vendita in tutta la provincia, è servita a far ripartite il confronto” scrivono i sindacati, precisando che una delegazione dei dipendenti ha incontrato il direttore della Federazione, Alessandro Ceschi e il responsabile delle relazioni sindacali, Italo Monfredini. In un faccia a faccia durato quasi un’ora è stato chiaro, che la posizione di Via Segantini non è cambiata. A fronte dell’alta adesione alla protesta, però, le parti hanno condiviso la necessità di far ripartire la trattativa fissando un nuovo incontro in ristretta, già programmato per il 24 giugno.

Adesione del 70 per cento dei punti vendita (quindi chiusi quasi tre negozi su quattro) secondo i sindacati. Sono molti meno, circa il 30 per cento (uno su quattro) replica la Federazone con un comunicato: “su un campione di 48 famiglie cooperative su 66, per un totale di 1472 dipendenti su circa 1900, in 361 hanno aderito allo sciopero con una media del 24,52%. Su 301 punti vendita monitorati, 97 sono rimati chiusi (32,23%)”.

Presidio e corteo a Trento

Fin dal mattino di venerdì, in piazza Dante a Trento, presidio sindacale, con Filcams, Fisascat e Uiltucs che chiedono una soluzione in grado di tenere insieme sia le eccellenze che le criticità. Lo sciopero è stato indetto unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, contro la disdetta unilaterale del contratto integrativo provinciale. Proprio nel giorno della protesta arriveranno ai dipendenti le buste paga decurtate di 170 euro lordi. E’ il secondo sciopero nella storia delle famiglie cooperative.

Entrambe le proteste sono state legate alla disdetta del contratto integrativo e sono state organizzate tra l’anno scorso e quest’anno. Il tavolo contrattuale era aperto da tempo, ma la rigidità di Famiglie cooperative e Federazione non ha permesso fino a questo momento di arrivare ad un punto di accordo che non si traduca nella penalizzazione delle condizioni economiche delle lavoratrici e dei lavoratori. Per sindacati e lavoratori resta, infatti, irricevibile la richiesta di trasformare in variabile, cioè legata al risultato delle singole Famiglie, il contratto integrativo. Una soluzione che metterebbe deboli contro forti, poveri contro ricchi.
Filcams, Fisascat e Uiltucs chiedono un contratto integrativo, basato su una soluzione di sistema in grado di tenere insieme sia le eccellenze sia le criticità.

La proposta dei vertici Coop

Nei giorni scorsi da via Segantini era arrivata la risposta. «Per evitare di incidere sui bilanci delle famiglie, e soprattutto non far ricadere sui dipendenti le conseguenze della disapplicazione dell’integrativo, le Famiglie Cooperative hanno deciso di riconoscere una cifra una tantum, pari a 600 euro (in tre tranche), quale ristoro temporaneo alla decurtazione salariale».

La misura proposta dalla delegazione sindacale delle Famiglie Cooperative era stata anticipata dalla vicepresidente di settore Paola Dal Sasso durante l’assemblea della Federazione Trentina della Cooperazione il 6 giugno scorso, ed è stata condivisa dai presidenti delle Famiglie Cooperative. Questo non è però bastato per fermare la protesta sindacale.

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