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Violenza sulle donne, 60 uomini trentini in campo: l’appello. In piazza sabato 13 gennaio a Trento

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Da Ianeselli a Manzana e Oliver, la richiesta è quella di far ripartire nelle scuole i percorsi di educazione alla relazione di genere ma non solo. Mozione in Consiglio provinciale di 11 Consiglieri


 

Trento – Sabato prossimo, 13 gennaio, alle 16, in piazza Pasi a Trento, ci sarà un incontro sui temi dell’appello. Interverranno la prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento Barbara Poggio e la deputata e componente della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio Sara Ferrari.

L’iniziativa si basa sulla diffusione dell’appello, dal titolo “Uomini contro la violenza di genere”, diretto – a tutti gli uomini perché diventino agenti del cambiamento nella lotta alla discriminazione e alla violenza di genere – alla Provincia di Trento perché riattivi i percorsi di educazione alla relazione di genere nelle scuole. Per sostenere di persona l’appello, si invitano (donne e uomini) a ritrovarsi sabato 13 gennaio alle 16 in Piazza Pasi a Trento (https://fb.me/e/425O4zdFL). L’appello è pubblicato sui social e la raccolta di ulteriori firme di sostegno è aperta.

Mozione in Provincia di 11 Consiglieri

Misure di prevenzione della violenza di genere. “I femminicidi nel nostro Paese rappresentano purtroppo un fenomeno strutturale. Sono 109 le donne uccise nel 2023, fino al 3 dicembre, di cui 90 in ambito familiare o affettivo, 58 quelle uccise da partner o ex partner. E’ quanto emerge dal report ‘Il Punto-Il pregiudizio e la violenza contro le donne’, elaborato dal Servizio Analisi Criminale, che esamina la tematica attraverso l’elaborazione della banca dati delle forze di polizia. Il femminicidio è la punta dell’iceberg della violenza di genere, fenomeno in gran parte sommerso, che è a sua volta espressione massima dell’asimmetria di potere tra uomini e donne, frutto di una cultura patriarcale. Il recente femminicidio di Giulia Cecchettin, che ha destato sconcerto anche per la giovane età della vittima e per l’ambiente affettivo in cui è maturato il delitto, ha indotto il Parlamento ad approvare celermente e all’unanimità la legge n. 168 del 24 novembre 2023, “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”, volte soprattutto a potenziare la prevenzione secondaria e in particolare: il rafforzamento delle misure quali l’ammonimento del questore e l’ informazione alle vittime; l’estensione dell’applicazione dell’ammonimento (aggravato in caso di recidive) anche ai cosiddetti “reati spia”, tra i quali i reati di percosse, lesioni personali, violenza sessuale e privata, minaccia grave, atti persecutori, violazione di domicilio, ossia una serie di reati che avvengono nel contesto delle relazioni familiari e affettive; l’aggravamento della pena quando i reati sono commessi da un soggetto ammonito in presenza di minorenni; l’ottenimento della revoca del provvedimento solo dopo tre anni e a seguito di valutazione positive dovute a appositi percorsi di recupero; la formazione degli operatori che, a vario titolo, supportano la donna che ha subito violenza (forze dell’ordine, sanitari, magistrati…).

La legge in questione costituisce certamente un passo in avanti per il contrasto all’odioso fenomeno di cui trattasi, in particolare cercando di contenere il rischio di recidiva. Nella misura di bilancio in discussione in Parlamento, grazie a un emendamento delle minoranze, saranno destinati 40 milioni di euro per il sostegno ai centri antiviolenza e alla rete dei servizi, al reddito di libertà, alla decontribuzione per chi assume le donne in uscita dalle violenze, a investimenti in case rifugio, alla formazione degli operatori che sostengono le donne che hanno subìto violenze. Tuttavia, come ormai riconosciuto da tutte le parti politiche, è indispensabile agire sulla prevenzione primaria della violenza contro le donne con un’operazione socio-culturale, lunga e difficile, che richiede l’intervento coordinato di tutti gli attori istituzionali. Il fenomeno del femminicidio è un tema complesso e multifattoriale, rappresenta un fenomeno sociale, che richiede azioni immediate e concrete per essere arginato, a partire da quelle educative.

I primi riferimenti educativi sono le figure genitoriali, infatti è nei primissimi anni di vita che si delineano i modelli di comportamento che influenzano la crescita emotiva e la introiezione di ruoli di genere che, se stereotipati, rischiano di creare posizioni di prevaricazione del genere maschile su quello femminile e di subordinazione di quello femminile a quello maschile. La scuola poi può e deve fare la sua parte per decostruire questi modelli e per educare a corrette relazioni tra i due generi. Introdurre in modo sistematico l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, accompagnata dalla decostruzione precoce di stereotipi e ruoli di genere ingabbianti, è fondamentale per creare una consapevolezza precoce sul rispetto reciproco, sull’importanza dell’affettività, sulla parità di valore e opportunità tra bambini e bambine, ragazzi e ragazze e sulla prevenzione della violenza di genere. Inoltre la promozione di dibattiti nelle istituzioni educative può contribuire in modo significativo alla formazione psicologica ed emotiva dei giovani, promuovendo l’affettività e il rispetto reciproco come parte integrante dell’educazione. C’è anche urgente bisogno di ascolto da parte dei e delle giovani e di puntare sul loro benessere psicologico.

Occorre strutturare sportelli di supporto psicologico gratuiti in tutte le scuole, accessibili a famiglie, studenti e studentesse dove si possano individuare precocemente i segnali di malessere, anche attraverso la collaborazione di psicologi specializzati.   * Tutto ciò premesso il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale a: sollecitare le scuole che già non lo fanno, ad aderire ai programmi di educazione all’affettività e alla sessualità proposti da APSS; favorire la reintroduzione nelle scuole, in modo strutturale, dei percorsi di educazione alla corretta relazione tra i due generi, che trattino anche il tema del rispetto reciproco, del consenso e della consapevolezza dei segnali di violenza nelle relazioni; invitare le istituzioni educative a creare regolarmente momenti di dibattito in cui gli studenti e le studentesse possano discutere apertamente di temi legati all’affettività, al consenso e alla prevenzione della violenza di genere; promuovere un’adeguata formazione degli insegnanti per affrontare in modo sensibile e informato tali tematiche all’interno dell’ambiente scolastico; sostenere l’implementazione sistematica di sportelli di sostegno psicologico gratuito in tutte le scuole dove le famiglie e i giovani studenti possano rivolgersi in caso di bisogno; promuovere azioni di sensibilizzazione, formazione e informazione sulla prevenzione della violenza di genere a favore della cittadinanza, attraverso il coinvolgimento attivo delle diverse realtà aggregative o di riferimento per la popolazione che possono agire in tal senso, in primis i consultori”.

Cons. Lucia Coppola – Alleanza Verdi e Sinistra Cons. Paolo Zanella – – Partito Democratico del Trentino Cons. Michela Calzà – Partito democratico del Trentino Cons. Francesca Parolari – Partito Democratico del Trentino Cons. Lucia Maestri – Partito Democratico del Trentino Cons. Roberto Stanchina – Campobase Cons. Michele Malfer – Campobase Cons. Chiara Maule – Campobase Cons. Francesco Valduga – Campobase Cons. Alessio Manica – Partito Democratico del Trentino Cons. Mariachiara Franzoia – Partito Democratico del Trentino

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