NordEst

Terrorismo, marocchino sospetto reclutatore

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Mhoammed Essadek, 39 anni, marocchino è stato espulso sabato, ma da tempo era sotto stretta sorveglianza così come l’altro connazionale residente in Friuli. Erano sospettati di contatti con integralisti legati ad Al Qaida e venivano controllati da tempo. Il marocchino, in Italia dal 1993, era sotto continua osservazione della Digos di Treviso dalla metà del 2008 dopo la segnalazione fatta dalla Questura di Pordenone.

Riceveva lettere e plichi che contenevano materiale propagandistico, relativo a circuiti islamici integralisti per la diffusione dell’Islam attraverso la jihad, con l’obiettivo di reclutare militanti da inviare poi nelle zone di guerra o da inserire nelle cellule presenti in Europa. I due stranieri, indagati per associazione con finalita’ di terrorismo internazionale sono stati rimpatriati con due differenti voli da Roma e Bologna nella serata di sabato.

Gli espulsi –
Sono Mohammed Essadek, marocchino di 39 anni e Sghaier Miri, tunisino di 34 anni, i due presunti terroristi espulsi dall’Italia su provvedimento del ministro dell’Interno. Essadek, secondo quanto si apprende da fonti investigative, viveva a Gaiarine, in provincia di Treviso. Il tunisino Miri era, invece, domiciliato a Manzano, in provincia di Udine, dove ricopriva il ruolo di leader della comunita’ musulmana di ispirazione salafita presente nel Nord-Est.

Contatti con nuclei di Al Qaeda I due stranieri avrebbero avuto contatti con nuclei di Al Qaeda, la multinazionale del terrore. Secondo fonti investigative, sia Essadek che Miri erano disposti al martirio. Dalle indagini, attraverso intercettazioni e pedinamenti, è emerso inoltre che entrambi svolgevano attività di proselitismo e spesso parlavano degli effetti che potrebbero essere generati dall’esplosione di un ordigno nel nostro paese.


Gli investigatori hanno accertato che Essadek viveva a Gaiarine da tempo, ma non si era integrato e più volte aveva manifestato sentimenti di ostilità verso l’Italia. Una delle sue attività principali, sottolineano le fonti, era quella di svolgere attività costante di proselitismo della jihad, ripetendo spesso che "il credente è legittimato a concludere con il martirio il proprio percorso di vita spirituale".
Miri aveva un ruolo importante all’interno della comunità musulmana. A Manzano, dove viveva, aveva il ruolo di leader della comunità musulmana di ispirazione salafita presente nel Nordest.

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