Recuperato l'alpinista in Trentino
Il tragico incidente è avvenuto sabato in tara mattinata. Uno dei due alpinisti, Giancarlo Bertussi, classe 1980 di Marcheno (Brescia), che quest'estate aveva provato il suo prima Ottomila in Nepal, dopo aver perso conoscenza, è poi ritornato in sè anche se ferito al volto e con forti traumi, è sceso a valle per chiamare i soccorsi. L'amico, Graziano Ba', 40enne sposato con due figli residente a Concesio non si è salvato.
Dopo aver tentato invano di rintracciarlo, pur essendo ferito Bertussi ha dovuto scendere a valle per arrivare dove il suo cellulare avesse campo e chiamare i soccorsi, rallentati a causa dell'assenza di segnale per i telefonini. Sono intervenuti gli uomini della zona Adamello-Brenta e due unità cinofile, individuando prima il sopravvissuto e poi l'uomo senza vta.
L'equipaggio di Trentino emergenza, coadiuvato da quattro tecnici del Soccorso alpino, ha recuperato il corpo dello sfortunato alpinista travolto da dei lastroni di ghiaccio mentre arrampicava, insieme ad un compagno, sulla cascata Helios, in Val Daone a quota 1900 metri circa.
Ha ceduto un blocco di ghiaccio
Da una prima ricostruzione si ritiene che l'incidente sia stato causato da un cedimento di un blocco di ghiaccio, testimoniato da una grossa finestra, di cinque metri per cinque e una profondità di un metro, visibile sulla cascata.
I due alpinisti avevano "saltato", aggirandolo, il primo tratto di cascata, portandosi su una cengia soprastante. Da lì avevavo iniziato il loro primo tiro di corda. Mentre il primo di cordata stava progredendo, improvvisamente, si è verificato sotto di lui il cedimento del blocco di ghiaccio che lo ha trascinato verso il basso.
Le sue due piccozze (picche) che stava utilizzando per salire, sono state trovate ancora infisse nel ghiaccio. Il secondo di cordata, invece, è stato purtroppo investito in pieno dai blocchi ghiacciati che lo hanno travolto, non lasciandogli scampo, facendolo scivolare sul pendio innevato ai piedi della cascata per oltre 130 metri. Il cedimento potrebbe essere stato causato dall'innalzamento della temperatura.
Fine settimana tragico in montagna
E' scivolata sulla neve, è finita fuori pista ed ha sbattuto con violenza contro un 'cannone' dell'impianto di innevamento artificiale. Così è morta sabato una giovane torinese, Valentina Di Stefano, di 22 anni, che stava sciando a La Thuile (Aosta) con un gruppo di amici.
Episodio analogo anche a Pila, dove un ventenne francese si è schiantato contro un altro 'cannone' riportando un trauma cranico. Altre due vittime in montagna sempre sabato, un alpinista in Lombardia e un escursionista in Friuli.
Dall'Associazione impianti a fune della Valle d'Aosta arriva un invito a "maggiore prudenza sulle piste".
La montagna sabato è stata fatale anche in Lombardia e in Friuli-Venezia-Giulia. Sul monte Resegone, una delle più conosciute cime della provincia di Lecco, ha perso la vita M.D., di 21 anni, alpinista di Valmadrera (Lecco), che è scivolato per circa trecento metri nel canalone Comera. Sulla stessa montagna giovedì scorso era morto per una caduta un sacerdote milanese.
Un escursionista è stato trovato morto nel pomeriggio sul monte Raut, nella zona di Andreis (Pordenone). Era dato per disperso dalla mattinata dopo che era precipitato dal 'Sentiero dei Cacciatori'.