Festa grande in piazza Fiera a per l’APPM, Associazione provinciale per i minori
Trento – Motivo dei festeggiamenti il traguardo dei 40 anni di attività nei confronti dei giovani attraverso una quarantina di strutture, di vario livello, tra centri, spazi, servizi residenziali e semiresidenziali sparse sull’intero territorio provinciale. L’Associazione venne fondata a metà degli anni Settanta da Paolo Cavagnoli e da Umberto Fumai. Da allora molta strada è stata fatta.
Gli operatori sono 150, i minori assistiti tra i centri residenziali e diurni sono 200, mentre complessivamente sono 3.500 all’anno i ragazzi che passano nei centri di aggregazione e negli spazi aperti. Numeri di tutto rispetto che fanno dell’associazione un orgoglio della comunità trentina. Questa mattina in Sala Depero si è svolta la cerimonia ufficiale.
Quindi nel pomeriggio il momento di festa per tutta la cittadinanza sotto il tendone allestito in piazza Fiera. Paolo Cavagnoli e il neo presidente APPM Mario Magnani hanno tagliato il nastro dando il via al pomeriggio di divertimento con giochi per grandi e piccini.
Al centro della festa il presidente Onorario di APPM, Paolo Cavagnoli, che proprio nelle scorse settimane ha ceduto la guida dell’associazione a Mario Magnani. “I ragazzi – afferma Cavagnoli – hanno necessità di punti di riferimento, visto il disagio sociale generalizzato. Rimane fondamentale riuscire a dare, puntualmente, le risposte che contano ai bisogni dei più giovani. Che non sono tanto l’avere in mano l’iPhone o twittare ma l’offerta di rapporti personali, empatici, affettivi. E tutto ciò oggi manca. E’ necessario parlare ai ragazzi”.
L’Associazione quarant’anni fa doveva occuparsi di “riempire le pance dei ragazzi, come dice spesso Cavagnoli. “Oggi la società – prosegue è cambiata molto, purtroppo in peggio. Oggi è necessario mettere dentro qualcosa nelle teste e nei cuori dei più giovani perché lo stomaco è a posto. I disagi sono altri, separazioni, rapporti famigliari difficili, incomprensioni. Inoltre, da qualche anno, ci occupiamo anche di immigrati. Prima sono arrivati gli Albanesi, poi i Kossovari e i Tunisini, adesso i profughi, ne ospitiamo una decina”.
“Siamo partiti – conclude il presidente Onorario – con 11 ragazzi nel 1976, quando stavano chiudendo tutti gli istituti religiosi. La sfida del futuro è riuscire a intercettare i bisogni delle nuove generazioni, uno su tutti il lavoro”.