Tisi avverte: “Gli stessi cristiani non mancano di accusarsi e delegittimarsi a vicenda”
Trento – Torna a Trento, il tradizionale appuntamento con la Festa di San Vigilio, patrono della città. Durante la celebrazione – svoltasi mercoledì mattina -, nell’omelia, il vescovo Tisi ha affrontato la tematica della società sempre più divisa, richiamando la comunità. Al momento dell’offertorio ha ricevuto dal sindaco di Trento, Alessandro Andreatta il tradizionale dono dell’ampolla con l’olio che alimenta la lampada, davanti all’urna con le reliquie di San Vigilio.
Dopo la comunione, Tisi ha benedetto il “pane di San Vigilio” (distribuito poi in piazza al termine della celebrazione) e ha quindi fatto dono ai presenti della sua nuova Lettera alla Comunità intitolata “Come goccia”, consegnandola simbolicamente nelle mani dei rappresentanti delle istituzioni, a cui è andato anche un grazie accorato per il loro servizio.
Ad animare la liturgia, concelebrata anche dal vescovo emerito Bressan, il coro della cattedrale, arricchito da alcuni componenti del coro parrocchiale di Spiazzo Rendena (la cui chiesa è intitolata a San Vigilio) e accompagnati dall’organo di Stefano Rattini e da un tradizionale quintetto di ottoni.
Il richiamo del Vescovo Tisi
“Il nome di Dio è tornato a essere forestiero nella nostra terra”. Ѐ una denuncia vibrante quella dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, nell’omelia della solennità del patrono San Vigilio, in una cattedrale gremita, dopo la processione da S. Maria Maggiore. “A renderlo estraneo – spiega – contribuisce l’attuale clima culturale che relega Dio alla sfera personale, al ‘fai da té’, ritenendolo non spendibile sul piano sociale. Ma non dobbiamo nasconderci che l’estraneità cui siamo approdati va ricercata anche nelle nostre comunità cristiane alle prese con comportamenti che finiscono per deturpare il volto di Dio“. Tisi parla di “stanca narrazione di principi etici, gesti rituali senz’anima”, comunità segnate da “relazioni affaticate e conflittuali, amplificate anche dall’ambiente digitale, dove gli stessi cristiani non mancano di accusarsi e delegittimarsi a vicenda”. San Vigilio, padre riconosciuto della nostra Chiesa, ci provoca a una nuova ripartenza”, sottolinea però don Lauro, richiamando l’azione evangelizzatrice dei martiri d’Anaunia che avvenne, come attesta San Vigilio a San Giovanni Crisostomo, con “ordine” e “tranquillità”. “San Vigilio affida nuovamente il compito di svelare il nome del Dio ignoto. Con ‘ordine’: abitando con fedeltà quest’ora della storia che resta storia santa, storia di salvezza. Con ‘tranquillità’: abbandonando la logica emergenziale che porta a denunciare i mali dell’ora presente, senza assumerne la responsabilità”. Poi il vescovo di Trento incalza: “Sbagliarsi su Dio è il peggio che ci possa capitare. Perché sbagliarsi su Dio, è sbagliarsi sull’uomo e sul mondo”, e indica in Gesù e nella fedeltà al quotidiano di Nazaret un “Dio che è chances, opportunità straordinaria per rendere più umana e vivibile la nostra storia”. Rilanciando gli stimoli della sua Lettera alla comunità “Come goccia”, scritta in occasione della festa patronale, l’Arcivescovo auspica “uomini e donne abitati dal silenzio”, “liberati dalla maledizione dell’utile, dell’esistere ‘in funzione di’”.E conclude: “Non abbiamo alternative. Serve una Chiesa che si alimenta all’Eucarestia e si china sui poveri, suo vero tesoro”.
Vigiliane, la polenta va a Feltre. I Gobj trentini battuti dai feltrini Ciusi. Si sono chiuse con un grande pubblico le Feste Vigiliane 2019. Il gran finale mercoledì sera dopo il successo della tonca nei giorni scorsi che quest’anno ha indicato Kaswalder, Stanchina, Maschio e Bridi.
La Lettera “Come goccia” inviata alla comunità. Una goccia paziente, capace di scavare la roccia non con la forza, ma con la persistenza del suo tocco regolare, costante. L’immagine di copertina, evocativa della dinamica del ‘per sempre’, è l’icona della nuova Lettera alla comunità “Come goccia”, firmata dall’arcivescovo di Trento Lauro Tisi e in distribuzione da domani, 26 giugno 2019, solennità di San Vigilio. Monsignor Tisi ricorda in apertura l’esempio di fedeltà di un’umile suora trentina di 97 anni, Ersilia Mantovani, da cinquant’anni missionaria in Marocco, abbracciata di recente dal Papa nella sua visita a Rabat. Una dimostrazione della capacità di vivere con costanza e serenità il proprio impegno, in linea con l’anelito di infinito che abita il cuore di ogni uomo. Un desiderio che, tuttavia, si scontra spesso con una realtà che sembra invece avvalorare il provvisorio come risorsa, identificando come limite ciò che definitivo; per cui “sono ammesse – scrive Tisi – solo adesioni parziali, facilmente revocabili”. La chiave di lettura di quest’“inno alla provvisorietà”, secondo Tisi è nella nostra natura di “homo consumens: uomini e donne pensati e percepiti come consumatori”, in una “cultura dell’usa e getta” che rende fragili le nostre parole, complice la tempesta verbale in cui siamo immersi. L’arcivescovo di Trento offre come alternativa il silenzio dei trent’anni di Gesù a Nazaret, provocazione salutare per prendere le distanze dal circo mediatico, e poi ricorda un’altra storia, divenuta virale: quella dell’anziano di 84 anni che sull’Appennino toscano accompagna ogni giorno a scuola e poi riporta a casa, fedelmente, un ragazzino ipovedente, sperando che un giorno riacquisti la vista e lo possa riconoscere con gli occhi e non solo al tatto: “un esempio – commenta Tisi – di fedeltà cristallina, non a dettami etici ma alla bellezza dell’essere umano”. Pensando ai giovani “nativi digitali”, don Lauro si rivolge ai “generativi digitali”, richiamando così gli adulti alla necessità di rispondere alla richiesta di fedeltà delle nuove generazioni. A cominciare dalla “fedeltà al diritto di non vedere gli adulti occupare gli spazi che a loro appartengono”, “fedeltà alla reale possibilità di “veder valorizzati i loro talenti”, per poter fare “dei talenti un lavoro” e coltivare il sogno di “farsi un giorno una famiglia”. D’altro canto, ai giovani l’Arcivescovo chiede di mettersi al lavoro per un Trentino migliore, invitandoli a immergersi nel dialogo sociale e politico, dicendo ancora un “’grazie’ ad Antonio Megalizzi e alla sua famiglia per la loro testimonianza: animi così belli sono la chiave del ‘per sempre’”. Infine, un richiamo al creato come habitat della fedeltà e manifestazione del ‘per sempre’, dono di Dio all’uomo chiamato a “partecipare attivamente, giorno dopo giorno al miracolo della creazione”. La Lettera alla Comunità “Come goccia”, edita da Vita Trentina (e in allegato al prossimo numero del settimanale), sarà distribuita al termine del pontificale di San Vigilio, in cattedrale.