La Guardia di Finanza di Trento arresta un imprenditore e sequestra beni per 6 milioni di euro
Trento – Nella mattinata odierna, gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trento hanno eseguito tre perquisizioni ed un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un imprenditore emiliano cinquantenne, ritenuto l’ideatore di una complessa frode fiscale “a carosello” per circa 60 milioni di euro di evasione, imperniata principalmente su un enorme volume di fatture false.
In parallelo all’arresto, è in corso d’esecuzione anche il sequestro per equivalente, finalizzato alla confisca, di beni immobili, autovetture, quote societarie e disponibilità finanziarie, molte delle quali intestate a prestanome, per un valore di quasi 6 milionidi euro.
15 le società coinvolte, di cui 3 con sede in Spagna ed Inghilterra, 7 i reati ascritti in campo sia fiscale sia fallimentare, anche in forma aggravata, e 13 le persone denunciate, di cui due hanno già patteggiato la pena.
A seguito di una verifica fiscale su una società di Trento attiva nel commercio di macchine per il movimento terra, che ha consentito il recupero a tassazione di un imponibile di circa 47 milioni di euro ed IVA per 11 milioni, le fiamme gialle trentine hanno sviluppato un’indagine, durata oltre due anni, attraverso la quale è stata scoperta una ramificata struttura criminale con base in Emilia Romagna ma attiva anche in Lombardia e Trentino Alto Adige, che aveva architettato un complesso sistema fraudolento basato su una serie di compravendite, in parte fittizie, tra le società nazionali e le imprese estere.
Nel corso dell’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trento, sono stati riscontrati anche diversi episodi di distrazione fraudolenta di beni dall’asse fallimentare. La stessa società verificata, durante l’indagine, aveva avanzato una richiesta di concordato preventivo, nella quale, con il supporto delle altre società compiacenti, erano stati aumentati fittiziamente di alcuni milioni di euro i crediti vantati, al fine di indurre i creditori ad accettare il concordato ed evitare il fallimento ed i conseguenti controlli.
Dopo aver frodato il fisco per diversi milioni di euro, l’organizzazione aveva anche distrutto od occultato la contabilità di alcune delle imprese coinvolte, simulandone, in alcuni casi, il trasferimento della sede all’estero, onde rendere più difficili i controlli in corso. Preziosa è risultata quindi la collaborazione fornita da altri Paesi europei, i cui organi investigativi sono stati attivati attraverso l’ausilio e coordinamento delle articolazioni competenti del Comando Generale del Corpo.