Nel trevigiano una maestra colpita da un tubetto di colla lanciatole da un alunno affetto da disagio psicofisico ha chiesto l’intervento dei Carabinieri. I quali, quando hanno capito di cosa si trattava e che nessuno era in pericolo, non hanno nemmeno messo piede dentro l’edificio e se ne sono andati, consigliando di avvisare i servizi sociali.
Ma l’episodio, senza conseguenze al punto che il ragazzino è rimasto in aula fino al termine delle lezioni, è la spia che qualcosa è entrato in cortocircuito nel rapporto tra scuola, alunni, genitori e strutture dello Stato. In questo caso la situazione di un bimbo con un grave disagio, un deficit di attenzione e iperattività certificato (Adhd), fa fatica ad essere gestita da una scuola che non ha i mezzi (e forse le competenze) per affrontarla.
A denunciare il fatto è stata la mamma del piccolo: "era davvero necessario far intervenire i carabinieri a scuola, spaventando e mortificando un bambino?" si è chiesta. La direzione scolastica non ha al momento replicato.
Ma la storia scolastica di questo ragazzino con gravi problemi di comportamento, nonché dislessico – riferisce sempre la madre – è stata un calvario: genitori che hanno tenuto a casa per alcuni giorni i figli perché il compagno disturbava continuamente le lezioni, maestre morse dal bambino che hanno segnalato il caso alla Procura dei Minori. Ed anche una situazione familiare non facile, perché, per decisione del Tribunale dei minori, alla madre ed al padre è stata interdetta la potestà scolastica.
"Non possiamo cioé più intervenire a livello educativo sul bambino – spiega la donna – né decidere se può o meno cambiare scuola". Cosa che comunque avverrà tra breve perché uno psicologo ha stabilito che l’istituto attuale é un luogo "pregiudizievole per il benessere psicofisico" del minore. I servizi sociali territoriali hanno deciso che il ragazzino cambierà istituto, spostandosi in un paese vicino. Forse nella nuova classe, e con nuovi insegnanti, le cose andranno meglio.