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Trivelle, Consulta boccia ricorsi delle Regioni. L’Assessore veneto Bottacin: ‘’Appoggio ai comitati No-Triv’’

La Consulta interviene sui ricorsi delle Regioni

Nordest – La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili i ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato promossi dalle Regioni sulla questione delle trivellazioni. I ricorsi riguardavano il piano delle aree, il regime delle concessioni ed erano proposti nei confronti del Presidente del Consiglio, del Parlamento e dell’Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione.

I ricorsi – relativi alle richieste di referendum sulla “pianificazione delle attività estrattive degli idrocarburi” e sulla “prorogabilità dei titoli abilitativi a tali attività” – sono stati bocciati perché, spiega la Consulta, non è stata espressa la volontà di sollevare i conflitti “da almeno cinque dei Consigli regionali che avevano richiesto il referendum prima delle modifiche legislative sopravvenute”.

Le Regioni Puglia e Veneto depositeranno però due ricorsi in via principale per impugnare di fronte alla Corte Costituzionale le norme in materia di trivellazioni sul piano aree e sulle proroghe delle concessioni. Si tratta delle stesse norme su cui oggi la Corte ha deciso l’inammissibilità dei ricorsi per conflitto di attribuzione supportati da 6 Consigli Regionali. I ricorsi in via principale, già notificati, saranno presentati dalle due Regioni su mandato dei presidenti e delibera di giunta.

Bottacin incontra i Comitati “No Triv”

L’assessore all’ambiente del Veneto, Gianpaolo Bottacin ha incontrato Michele Boato e Roberta Radich del comitato nazionale “No-triv”, rassicurandoli dell’appoggio della Giunta veneta alle ragioni del “sì” in vista del referendum relativo alle trivellazioni che si terrà il prossimo 17 aprile.

“Un appuntamento importante per fare il punto sulla situazione e concordare anche azioni comuni in vista del voto. Il tema è quanto mai delicato – precisa l’assessore – e abbisogna di adeguata informazione: allo stato attuale non vi è totale sicurezza sulle ripercussioni ambientali delle trivellazioni in Adriatico. Il principio di precauzione ci obbliga pertanto a tener conto soprattutto di possibili fenomeni di subsidenza, oltre ad altre variabili”.

“I cittadini – aggiunge – devono conoscere i possibili pericoli provocati dalle estrazioni di gas e petrolio e sapere che i rischi potranno cessare solo una volta scadute le concessioni estrattive oggi in essere. Ma per portarle a scadenza senza che vengano rinnovate, sarà necessario che il 17 aprile prevalgano i “sì” e che ci sia una partecipazione al referendum di almeno il 50% degli elettori”. “Votando “sì” facciamo una scelta di sicurezza – conclude Bottacin – limitando il rischio di incidenti con sversamenti di idrocarburi in un bacino chiuso com’è l’Adriatico che, per la caratteristica conformazione, non a caso gli antichi chiamavano addirittura “Golfo”. Il mare è di tutti e quindi siamo tenuti a tutelarlo”.

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