Per le generazioni più giovani ha perso totalmente credibilità e ruolo informativo: gli under 30 prediligono nettamente il web, soprattutto come strumento di informazione e di cittadinanza attiva. Per i più giovani la tv conserva solo un ruolo di intrattenimento e di svago. Chiamati a dare un voto all’offerta televisiva i più giovani la bocciano con una valutazione sotto il 4, sopra i 56 anni invece il voto diventa più che sufficiente.
E’ quanto si evince dal rapporto di ricerca “Televisione e nuove tecnologie in Veneto” commissionato dal Corecom e curato dal dipartimento di ingegneria industriale dell’Università di Padova, che verrà presentato a palazzo Ferro-Fini sede del Consiglio regionale del Veneto, nel corso del convegno sul digitale terrestre, a due anni dallo switch-off del Veneto.
La novità nel consumo mediatico degli ultimi anni è rappresentata da internet: l’80 per cento degli intervistati dispone di una connessione alla rete (percentuale che sale al 95 per cento degli under 30) ma il gap generazionale è marcato: il 76 per cento dei giovani fino a 30 anni si collega almeno un’ora al giorno o più, invece, tra gli adulti con più di 56 anni, solo il 17 per cento si collega almeno un’ora al giorno.
Diverso anche l’utilizzo a seconda dell’età, a riprova del ‘fossato’ anagrafico e tecnologico che divide ormai le generazioni: sotto i 30 anni l’85 per cento del campione utilizza i contenuti multimediali della rete, percentuale che si dimezza per gli over 56.
Molto più omogeneo e radicato, invece, l’uso del piccolo schermo: il 90 per cento dei veneti guarda le reti nazionali, il 51 per cento quelle locali, per un tempo che oscilla in media tra una e due ore al giorno, concentrate soprattutto (per l’85 per cento degli intervistati) tra prima e seconda serata, dalle 19 in poi. A guardare la tv sono soprattutto gli adulti tra i 31 e i 55 anni (oltre la metà vi dedicano tra una e due ore al giorno) e i più assidui sembrano essere gli uomini rispetto alle donne.
Le preferenze sul telecomando vanno alle reti televisive nazionali (seguite dall’86 per cento dei giovani, dal 96 per cento degli adulti e dal 98 per cento degli over 56) e, nella scelta dei programmi, a telegiornali (84 per cento), film (82 per cento) e telefilm (65 per cento). ‘Mamma Rai’ contiene a mantenere il primato nell’audience (il 31,5 per cento degli intervistati privilegia i canali Rai), segue a ruota Mediaset (con il 23 per cento di telespettatori, in prevalenza under 30), il 14,5 per cento del campione preferisce sintonizzarsi su La 7 e infine il 7,5 per cento guarda Sky digitale terrestre.
Residuale appare il consumo di pay-tv: solo il 15 per cento vi è abbonato e privilegia film e sport. I telespettatori delle tv locali (predominano pensionati e casalinghe) prediligono i tg (96 per cento), lo sport (32 per cento) e talk-show e programmi di informazione politica (31 per cento). I teleutenti delle reti nazionali e quelli delle reti locali condividono gli stessi desideri: vorrebbero una tv con meno pubblicità, programmi di maggior qualità e meno faziosità politica.
Per i consumatori abituali di tv il passaggio dall’analogico al digitale non ha modificato i comportamenti e ha portato più vantaggi che svantaggi: il 54 per cento apprezza l’aumento del numero di canali che garantisce quindi maggior possibilità di scelta (anche se il rapporto evidenzia come il consumo di programmi si concentri su pochi canali nazionali), a fronte di un 34 per cento di intervistati che lamenta difficoltà di ricezione (sono noti i problemi di sintonizzazione e di copertura territoriale) e di un 21 per cento che critica la troppa pubblicità. Scarso o nullo il livello di interattività con il mezzo televisivo, che doveva essere una delle novità offerte dal passaggio al digitale. Il passaggio al digitale, con l’aumento di canali e di offerta, non ha modificato modalità e tipologie di fruizione del piccolo schermo, né conquistato telespettatori tra le nuove generazioni.
Ha invece messo in difficoltà le emittenti locali, che devono fare i conti con l’aumento dei costi di produzione, la frammentazione degli ascolti e il calo pubblicitario, complice anche la crisi economica e il crollo dei contributi pubblici. Quanto agli altri media, radio e giornali, il rapporto non segnala novità di rilievo nei consumi. Ai veneti piace ascoltare la radio: il 60 per cento degli intervistati l’ascolta spesso o sempre, con una preferenza per le emittenti locali a mano a mano che cresce l’età. Si conferma minoritario il consumo di carta stampata: il 50 per cento del campione sostiene di leggere il quotidiano nazionale o locale saltuariamente, non più di una volta la settimana, solo il 18 per cento lo legge tutti i giorni. I lettori di soli quotidiani locali sono 12 su 100, percentuale che sale con l’età: 27 su 100 tra gli over 56.
Ma il gap generazionale è presente anche nel concetto di radicamento territoriale dell’informazione: per i più giovani sono i quotidiani i media più vicini al territorio, per i più anziani sono invece le tv locali. Se per i più giovani la tv sembra non avere più capacità attrattive, per le generazioni più adulte – conclude il rapporto – è la televisione la fonte principale di informazioni sul territorio e lo strumento che meglio fornisce “una rappresentanza credibile di cittadinanza mediale”.