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Un anno di Covid: il 2 marzo dello scorso anno l’annuncio del primo ricovero in Trentino

Un anno fa in Trentino il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, annunciava al Trentino che il Covid 19 era anche tra noi. Una donna, anziana, si era presentata al pronto soccorso, con sintomi di polmonite. Fu il primo ricovero. Era stata in pellegrinaggio, in pullman, assieme ad altre 43 persone. Un anno dopo in Trentino si contano 1273 vittime da Covid19. Guarda il servizio TGR Trento

di Ervino Filippi Gilli

Ho voluto scrivere queste righe perché da un lato è giusto ricordare quello che è successo a partire dalla fine del 2019, dall’altro perché conoscere può essere una forma per esorcizzare questi brutti momenti, tempi in cui l’impreparazione del sistema ad eventi planetari si è resa manifesta in tutta la sua gravità.

Quando all’inizio di quest’estate ho riletto le tabelle con i contagiati nelle nostre valli, ho avuto l’impressione che fossimo stati colpiti da cataclisma che però in qualche modo avevamo superato: mai mi sarei aspettato che nella seconda ondata – preannunciata ma a cui il sistema si è dimostrato per l’ennesima volta impreparato – le conseguenze sarebbero state ben più pesanti ed i numeri molto più alti. D’altra parte se si va a studiare la famigerata Influenza Spagnola del 1918 che ha causato nel mondo un numero imprecisato di morti (che a seconda degli autori vanno dai 20 ai 100 milioni), forse l’effetto della seconda ondata ce lo si poteva quasi aspettare; l’unica differenza che il Covid uccide in prevalenza le persone anziane, la Spagnola ha sterminato le allora giovani generazioni.

Di chi la colpa di ciò? Si fa presto ad addossarla tutta al Governo (sia esso nazionale che locale) il quale la sua buona parte di responsabilità la ha; la ha soprattutto perché volendo dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, non ha avuto il coraggio di rimetterci subito in lockdown agli inizi di ottobre ma ha temporeggiato fin quasi alla vigilia di Natale con la paura di bloccare l’economia (fatto che comunque è puntualmente avvenuto creando un clima generale di incertezza e mettendo in ginocchio il sistema turistico invernale con tutti gli annessi e connessi).

È evidente però che anche i comportamenti dei singoli hanno aiutato il virus a diffondersi: vedere in piena seconda ondata gente che girava senza mascherina o, come è successo a Roma, andava in piazza per picchiarsi, certamente mi ha fatto chiedere dove sia finito il senso civico ma, soprattutto, se questa pandemia in fondo non ce la siamo meritata.

Ritornando alle tappe del Covid, capire dove e come si sia evoluto penso sarà difficile se non impossibile. Ho raccolto di seguito quelle che dalle notizie apparse sulla stampa appaiono come le tappe principali della diffusione: è bene ricordare però che più passa il tempo più ci si accorge che il Covid circolava ben prima delle date indicate.

Il 17 novembre 2019 viene registrato il primo caso di Covid 19 nella regione cinese di Hubei. La notizia viene diffusa dal Governo Cinese solo il 13 gennaio 2020.

Il 12 dicembre 2019 l’emittente televisiva cinese CCTV parla di un focolaio registrato nella città di Wuhan; il governo cinese mette la città in quarantena il 22 gennaio 2020.

Il 30 gennaio l’Italia blocca tutti i voli diretti da e verso la Cina. Questa scelta si rivela probabilmente un errore in quanto i viaggiatori rientrano dall’Oriente facendo scali intermedi. Si proclama l’emergenza sanitaria; due turisti cinesi risultano positivi e vengono ricoverati all’Ospedale Spallanzani di Roma.

Il 17 febbraio quello che si crede essere il Paziente UNO viene ricoverato all’ospedale di Codogno: si tratta di un uomo che alcuni giorni prima era andato a cena con un amico tornato dalla Cina. Da questo primo caso di Codogno si sviluppa la rete di contagi che colpisce anche il personale dell’ospedale. Si vedrà in seguito che il virus circolava in Italia già da Settembre 2019.

Il 21 febbraio focolaio a Castiglione d’Adda; nello stesso giorno si registra il primo decesso a Vò Euganeo.

Il 22 febbraio viene pubblicato il decreto che prevede la quarantena in 11 comuni dell’Italia settentrionale

Il 2 marzo 2020 primo caso con un ricovero in Trentino

Il 4 marzo viene ordinata la chiusura completa delle scuole ed università.

Il 10 marzo l’Italia chiude per Covid

Per finire due parole sugli esperti che sono proliferati sui media come le cavallette: tra quelli che ci insegnavano a lavarci le mani, quelli che dicevano tutto salvo smentirsi il giorno dopo, quelli che litigavano tra loro più per avere visibilità televisiva che altro, quelli che se ne uscivano con il solito elencavano banalità, tra i negazionisti, i virologi, microbiologi, matematici, statistici, tuttologi, lo spettacolo è stato avvilente per non dire vergognoso.

Redazione:
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