Dopo le minacce, Donald Trump passa ai fatti. A una settimana esatta dagli attacchi con gas chimici a Douma, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato di aver ordinato un raid contro il regime siriano condotto assieme a Francia e Gran Bretagna. Cosa sappiamo finora. Putin: “Atto di aggressione”. Pentagono: “Colpo secco contro Assad”. Gentiloni: “No escalation”
Roma (Adnkronos) – “Poco fa ho ordinato alle forze armate statunitensi di lanciare attacchi in Siria” ha detto Trump alle 21 ora americana, le 3 in Italia. Il presidente americano ha annunciato “attacchi di precisione” contro obiettivi in Siria collegati al programma di armi chimiche.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) April 14, 2018
GLI OBIETTIVI – Tre gli obiettivi colpiti nella notte: un centro di ricerca a Damasco, un deposito di armi chimiche a ovest di Homs, un altro deposito e un centro di comando sempre nei pressi di Homs. “Questa volta, noi e i nostri alleati abbiamo colpito più duramente – ha affermato il segretario alla Difesa James Mattis, ricordando l’attacco dell’anno scorso alla base aerea siriana di Shayrat -. Evidentemente il regime di Assad non aveva colto il messaggio”. Mattis ha definito l’operazione come un “one time shot” che, almeno in tempi brevi, non dovrebbe avere un seguito.
Questa mattina, fonti di Damasco avevano parlato di tre feriti tra i civili siriani nel contro Homs ma il responsabile del dipartimento operativo dello Stato maggiore russo, Sergei Rudskoi, ha smentito la notizia: “Sulla base delle prima informazioni – ha detto – non ci sarebbero vittime tra i civili e i soldati siriani”.
“OLTRE 100 MISSILI” – Contro gli obiettivi siriani sono stati lanciati oltre 100 missili. “Il sistema di difesa aerea siriana è stato attivato – ha riferito il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass – una parte considerevole dei missili cruise e aria-terra è stata abbattuta prima di raggiungere gli obiettivi”. Nessuno dei missili lanciati da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna è entrato nella zona della difesa area russa dispiegata a Tartus e Hmeymim. La Russia, ha precisato il ministro della difesa russo, “non ha dovuto usare le sue difese per rispondere all’attacco” in Siria.
IL DISCORSO DI TRUMP – Nel suo discorso in tv, Trump ha parlato di una decisione presa in seguito all’attacco “spregevole e malvagio” a Douma e attribuito al regime siriano. “Non è stata l’azione di un uomo – ha sottolineato – ma il crimine di un mostro”. “L’obiettivo di questa azione – ha sottolineato Trump, ricordando che “il massacro” di una settimana fa ha rappresentato “un’escalation significativa” nell’utilizzo di armi chimiche da parte “di un regime veramente terribile” – è di creare un forte deterrente contro la produzione, la diffusione e l’uso di armi chimiche”.
Quindi si è rivolto direttamente a Russia e Iran, alleati del regime di Damasco, “maggiormente responsabili per il sostegno ed il finanziamento del regime criminale di Assad”. A loro, “chiedo: quale tipo di nazione vuole essere associata all’uccisione di massa di uomini, donne e bambini innocenti? Le nazioni del mondo possono essere giudicate dagli amici che hanno. Nessun Paese può nel lungo periodo avere successo, promuovendo stati canaglia, tiranni brutali e dittatori assassini”. Poi, indirizzandosi a Mosca Trump ha sottolineato: “la Russia deve decidere se continuare lungo questo sentiero buio”.
“SUPERATA LA LINEA ROSSA” – Alle parole di Trump hanno fatto seguito quelle del presidente francese, Emmanuel Macron. Con l’attacco del 7 aprile scorso a Douma, ha rimarcato Macron, “la linea rossa fissata dalla Francia a maggio del 2017 è stata superata“. Per questo, ha detto “ho ordinato alle Forze armate francesi di intervenire. In una nota diffusa nella notte, il presidente francese ha fatto sapere che “non si può tollerare la banalizzazione dell’impiego di armi chimiche, un pericolo immediato per il popolo siriano e per la nostra sicurezza collettiva”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la premier britannica Theresa May. “Non c’erano alternative praticabili all’uso della forza per degradare e dissuadere dal ricorso alle armi chimiche il regime siriano” ha detto May, giustificando la partecipazione ai raid. “Non stiamo intervenendo nella guerra civile, non si tratta del cambio di regime” ha precisato la premier inglese, che ha descritto i raid come “un attacco limitato e mirato”. L’azione, ha aggiunto, “manderà un segnale chiaro a chiunque creda di poter usare le armi chimiche impunemente: non possiamo permettere che l’uso di armi chimiche sia normalizzato, in Siria, nelle strade del Regno Unito o dovunque nel mondo”.
MOSCA E IRAN MINACCIANO CONSEGUENZE – Immediata la replica del Cremlino. Il presidente Putin ha parlato di “un atto di aggressione contro una nazione sovrana“, mentre l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Anatov ha annunciato che l’attacco non resterà senza “conseguenze”. “Insultare il presidente della Russia – ha rimarcato – è inaccettabile e inammissibile”. “Tutta la responsabilità sta a Washington, Londra e Parigi – ha detto in una nota – Gli Stati Uniti, Paese che ha il più grande arsenale di armi chimiche, non ha il diritto morale di accusare altri Paesi”.
Anche l’Iran ha avvertito che dopo i raid, che condanna “fortemente”, ci saranno “conseguenze regionali”. Secondo quanto si legge sul canale Telegram del portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, “gli Stati Uniti e i loro alleati, senza alcuna prova e prima anche di una presa di posizione dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), hanno condotto questa operazione militare contro la Siria e sono responsabili delle conseguenze regionali di questa azione avventurista”.
LA REAZIONE DI DAMASCO – Nella sua prima dichiarazione dopo gli attacchi, il presidente siriano Bashar al Assad ha detto che i raid della scorsa notte riflettono “il fallimento” delle potenze occidentali nel raggiungere i loro obiettivi in Siria dopo la sconfitta dei terroristi e che il Paese non si lascerà intimidire. “L’aggressione – ha scandito Assad, citato dalla Sana – renderà soltanto la Siria ed il popolo siriano più determinati nel continuare a combattere e distruggere il terrorismo in ogni angolo del Paese”.
GENTILONI E MERKEL – In Italia, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato costantemente informato durante la notte degli sviluppi degli attacchi, mantenendosi in contatto con i ministri Esteri e Difesa e con i vertici militari. Il premier ha definito il raid “una risposta motivata all’uso di armi chimiche a Douma” ribadendo però che l’azione “non può e non deve essere l’inizio di una escalation”. Gentiloni ha poi precisato che l’operazione non è partita da basi italiane. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato di attacchi “necessari e appropriati”.