Rapporto Amnesty, il 23% ha subito abusi. Dal doxxing ai troll i pericoli che fanno male
NordEst – La violenza sulle donne corre su Internet e non fa meno male di quella fisica. L’abuso on line contro le donne è una esperienza molto comune nel mondo e in particolare se si è parte di una minoranza etnica o religiosa, se si è disabili o se rispetto al sesso parliamo di lesbiche, bisessuali o trans. In generale, si crea un ambiente online ostile con lo scopo di diffamare, intimidire o degradare le donne. Non tutte queste forme di abuso sono reati, ma tutti gli abusi hanno un impatto sui diritti delle donne. In un recente sondaggio commissionato da Amnesty International e condotto in otto paesi da Ipsos Mori, il 23% delle donne intervistate in tutti i paesi — quasi un quarto — ha subito abusi o molestie online.
Il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne, ecco sei cose da sapere sul tema della violenza on line:
1. VIOLENZA ONLINE CONTRO LE DONNE: LE MINACCE
In molte forme diverse, la violenza e gli abusi online contro le donne sono un’estensione della violenza e degli abusi contro le donne offline. In questa categoria possiamo includere minacce dirette e indirette di violenza, come minacce fisiche o sessuali.
Tra le donne intervistate che hanno affermato di aver subito abusi online o molestie, il 26% ha dichiarato di essere stato minacciato (direttamente o indirettamente) di violenza fisica o sessuale. In alcuni casi, tali minacce possono rapidamente riversarsi nel mondo offline.
“Ho sostanzialmente accettato l’idea che sono pronta a morire per il lavoro che faccio. Potrebbe succedere. Se ricevi 200 minacce di morte, basta anche solo una persona che vuole veramente ucciderti”. Pamela Merritt, attivista e blogger statunitense di AngryBlackBitch.com, ha ricevuto centinaia di minacce online.
2. VIOLENZA ONLINE CONTRO LE DONNE: DISCRIMINAZIONE
I contenuti discriminatori sono tutti quei contenuti sessisti, razzisti, omofobi o che in qualche modo prendono di mira l’identità di qualcuno con il chiaro obiettivo di sminuirlo e/o umiliarlo. La deputata britannica Diane Abbott spiega come l’abuso che subisce non sia solo rivolto al suo genere ma anche alla sua etnia
“La gente ci ha inviato centinaia di e-mail usando la parola nigg*r – questo è il tipo di risposta che otteniamo. È altamente razzista ed è discriminatorio dal punto di vista del genere … Parlano del mio aspetto fisico come non parlerebbero mai di un uomo. Vengo maltrattata perché faccio politica, perché sono donna e perché sono nera“. Diane Abbott, deputata britannica.
3. VIOLENZA ONLINE CONTRO LE DONNE: MOLESTIE
Una o più persone che lavorano insieme per colpire ripetutamente una donna usando commenti o immagini offensive per un periodo di tempo breve o coordinato, allo scopo di umiliarla o angosciarla: ecco cos’è la molestia online. :
“Ci sono fiumi e fiumi di… odio, commenti e offese razziste e sessiste. Ero su un sito neo nazista, e i suoi follower sono stati incoraggiati ad attaccarmi in massa su Youtube e Twitter“. Seyi Akiwowo, promotrice di Glitch! UK, una campagna contro l’abuso online, è stata attaccata online dopo che un video del suo discorso al Parlamento Europeo è diventato virale.
4. VIOLENZA ONLINE CONTRO LE DONNE: DOXXING
Parliamo di doxxing quando vengono rivelati documenti personali o identificativi (o doc = dox) o dettagli online su qualcuno senza il suo consenso. Questo può includere informazioni personali come l’indirizzo di casa di una persona, il vero nome, i nomi dei bambini, i numeri di telefono e l’indirizzo e-mail. È una violazione della privacy di una persona.
Lo scopo del doxxing è angosciare, creare panico e causare allarme. Tra le donne intervistate che hanno subito abusi o molestie online, il 17% ha dichiarato che i loro dati personali sono stati rivelati online in questo modo. L’esperienza di mostra quanto sia pericoloso diffondere pubblicamente informazioni private:
“Ho scoperto di avere un problema quando ho ricevuto una email dall’FBI; avevano bisogno di parlarmi di alcune attività legate al mio blog. C’era un suprematista bianco che stava attivamente cercando di scoprire dove abitassi. In questo modo le minacce virtuali hanno assunto una dimensione reale“. Pamela Merritt, attivista e blogger statunitense di AngryBlackBitch.com
5. VIOLENZA ONLINE CONTRO LE DONNE: CONDIVISIONE DI IMMAGINI SESSUALI E PRIVATE SENZA CONSENSO
Frequentemente eseguita da un ex-partner con lo scopo di angosciare, umiliare o ricattare un individuo, questo atto viene a volte definito “revenge porn” (vendetta porno). Tuttavia, questo è un termine abusato e insoddisfacente che non riesce a comunicare come la condivisione di tali contenuti violi il diritto alla privacy.
Sebbene una donna possa aver inizialmente acconsentito a farsi scattare foto e a condividerle volontariamente con un individuo, potrebbe non aver dato a quella persona il permesso di condividerle con altri. È l’aspetto non consensuale del “revenge porn” che, in parte, lo distingue dai contenuti sessualmente espliciti online in modo più ampio. Il 10% delle donne intervistate negli Stati Uniti che hanno subito abusi o molestie online ha dichiarato di essere state vittime di questo tipo di abuso.
6. VIOLENZA ONLINE CONTRO LE DONNE: I TROLL
Anche se in alcuni casi, la persona che c’è dietro all’abuso può essere nota alla donna, in altri, l’abuso viene compiuto da perfetti sconosciuti.
Tra le donne intervistate che hanno affermato di aver subito abusi o molestie online, il 59% ha dichiarato che i perpetratori erano completi estranei, mentre il 15% ha affermato che l’abuso è stato eseguito da un partner attuale o ex.
I troll di Internet non sono esseri fantastici che vivono sotto i ponti, ma persone normali che pubblicano deliberatamente commenti offensivi, a volte con l’intenzione esplicita di provocare allarme, angoscia o umiliazione e spingono le donne offline. A volte, i troll lanciano attacchi coordinati e mirati contro le persone online, che possono includere una o tutte le forme di violenza e abuso di cui sopra.
In definitiva, tutte le forme di violenza e abuso online hanno un effetto diretto sulle donne, violando il loro diritto alla libertà di espressione.